Tumore al seno metastatico: approvato farmaco che quadruplica la sopravvivenza

È ora rimborsato anche in Italia l’anticorpo monoclonale farmaco-coniugato trastuzumab deruxtecan per le donne con cancro HER2-positivo che hanno già ricevuto una prima linea di cura. Il farmaco segna una rivoluzione terapeutica, diventando il nuovo standard

Per le oltre 10mila donne con tumore al seno metastatico che presentano una sovraespressione della proteina HER2 si apre un nuovo spiraglio grazie all’anticorpo monoclonale farmaco-coniugato trastuzumab deruxtecan. L’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ne ha appena approvato la rimborsabilità alla luce degli importanti benefici emersi dallo studio DESTINY-Breast03. Trastuzumab deruxtecan si è dimostrato in grado di aumentare di quattro volte la sopravvivenza libera da progressione delle pazienti. Oltretutto l’anticorpo farmaco-coniugato si è rivelato efficace anche in presenza di metastasi cerebrali.

Sebbene trastuzumab deruxtecan abbia ottenuto la rimborsabilità solo nelle pazienti con tumore metastatico HER2 positivo, alcuni dati mostrano che questa strategia terapeutica può offrire benefici anche nelle pazienti con una ridotta espressione di HER2.

La svolta terapeutica

«In Italia vivono circa 52mila persone con tumore alla mammella metastatico, il 20% delle quali presenta una sovraespressione della proteina HER2, che rappresenta un bersaglio su cui le varie molecole che abbiamo a disposizione agiscono in tutte le linee di trattamento – spiega Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) -. Tuttavia nella malattia metastatica, come spesso accade in oncologia, a un certo punto si instaura una resistenza ai trattamenti e quindi il tumore ricomincia a crescere. Ogni nuova molecola aggiunge mesi di vita e speranza per le pazienti, ma ora con la rimborsabilità di trastuzumab deruxtecan da parte di AIFA siamo di fronte a un cambiamento dell’algoritmo terapeutico».

Con la nuova terapia si ottiene, infatti, un ulteriore importante avanzamento nell’efficacia delle cure in pazienti con malattia metastatica che hanno già ricevuto un trattamento di prima linea e che, essendo in progressione di malattia, sono candidate a ricevere un’ulteriore terapia.

Giuseppe Curigliano

La peculiarità del nuovo farmaco

«La caratteristica del trastuzumab deruxtecan rispetto ai pregressi anticorpi coniugati sta nel carico terapeutico più alto, ovvero nella possibilità di legare più molecole di chemioterapico, aumentando l’indice terapeutico del farmaco – riferisce Giuseppe Curigliano, professore ordinario di Oncologia medica all’Università di Milano e direttore della Divisione sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano -. Il farmaco, oltre a veicolare l’attività anti-tumorale direttamente dentro le cellule che sovraesprimono HER2, ha anche la capacità di distruggere le cellule vicine, comprese quelle che non esprimono HER2 ad alti livelli. Speriamo quindi di avere presto l’approvazione anche per la popolazione di pazienti con tali caratteristiche (HER2-low)».

Gli effetti positivi di trastuzumab deruxtecan

L’approvazione del nuovo farmaco fa seguito allo studio DESTINY-Breast03 che ne ha dimostrato la maggiore efficacia rispetto a un anticorpo coniugato di prima generazione, trastuzumab emtansine (T-DM1), determinando un miglior controllo della malattia. Trastuzumab deruxtecan ha infatti dimostrato un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione mediana di 22 mesi rispetto a T-DM1. «Si tratta di un risultato senza precedenti nella storia della patologia – commenta Curigliano -. La sopravvivenza libera da progressione mediana del trastuzumab deruxtecan è di 28,8 mesi verso i 6,8 medi di T-DM1. Un risultato ancora più sorprendente se si considera che la sopravvivenza libera da progressione che otteniamo con la terapia di prima linea è di poco più di 18 mesi. Questo farmaco in seconda linea dà di più di quella che è l’attuale prima linea. Secondo importante beneficio è quello sulla sopravvivenza globale: non abbiamo ancora i dati definitivi, ma il numero di pazienti vivi con trastuzumab deruxtecan è il doppio di quelli in terapia con T-DM1. Infine va sottolineato che trastuzumab deruxtecan è in grado di dare in seconda linea una percentuale di risposte vicina al 90%, tra risposte parziali e risposte complete, senza contare che la sua efficacia è dimostrata non solo nelle metastasi epatiche e viscerali, ma anche in quelle cerebrali, che regrediscono».

I benefici sulla qualità di vita

Oltre ad avere una maggiore efficacia, trastuzumab deruxtecan offre importanti vantaggi anche sul fronte della qualità di vita, grazie al miglior controllo della malattia e dei sintomi, come ricorda Curigliano. «Di recente abbiamo pubblicato i dati di qualità di vita dei pazienti inclusi nello studio DESTINY-Breast03. Nello studio, nonostante la maggiore durata del trattamento con trastuzumab deruxtecan, la qualità di vita correlata alla salute non è peggiorata. Il farmaco si è rivelato quindi in grado di ritardare il tempo al deterioramento della qualità della vita correlata alla salute e di ritardare il tempo alla prima ospedalizzazione rispetto a T-DM1. Insieme alla migliore efficacia e alla tossicità gestibile, questi risultati ne supportano il beneficio complessivo».

Le prospettive nei tumori con bassa espressione di HER2

Oltre ai rilevanti benefici evidenziati nel carcinoma metastatico HER2 positivo, è stato dimostrato che trastuzumab deruxtecan offre un vantaggio di sopravvivenza globale e sopravvivenza libera da progressione senza precedenti anche in pazienti con tumori definiti HER2-low, categoria in cui possono rientrare anche tumori con recettori ormonali positivi (HR+) e, in percentuale minore, tripli negativi, che producono poca proteina HER2.

«In alcuni Paesi europei trastuzumab deruxtecan è già disponibile per le pazienti con tumori HER2-low. Ci aspettavamo che l’agenzia regolatoria (AIFA) rimborsasse il farmaco anche in queste donne che rappresentano il 70% delle pazienti con tumore metastatico e invece questo che non è accaduto, ma ci auguriamo che avvenga in futuro – fa notare Curigliano -. Inoltre ci sarà uno studio in cui l’anticorpo farmaco-coniugato sarà testato nei tumori mammari HER2 zero, ovvero definiti, secondo la vecchia classificazione, con assente espressione della proteina HER2. L’obiettivo primario sarà dimostrare la superiorità di trastuzumab deruxtecan rispetto alla chemioterapia convenzionale».

Antonella Sparvoli

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