Melanoma: al via il percorso approvativo per il vaccino a mRNA

Iniziata al Pascale di Napoli la fase III finale della sperimentazione della terapia a mRNA, con l’arruolamento dei pazienti con diagnosi di melanoma radicalmente operato  

Negli ultimi anni c’è stato un grande fermento nell’ambito dell’immunoncologia: sono più di 40 i vaccini anti-cancro a mRNA allo studio e tante le novità anche per i farmaci immunoterapici, le cui indicazioni si stanno ampliando a sempre più neoplasie. Lo hanno ricordato gli esperti intervenuti di recente a Napoli alla nona edizione dell’Immunotherapy e Melanoma Bridge. Il convegno è stato l’occasione per fare il punto, oltre che sull’immunoterapia, sul vaccino a mRNA per il melanoma, attualmente giunto alla fase finale della sperimentazione all’Istituto dei tumori IRCCS Fondazione Pascale di Napoli.

Il vaccino a mRNA in sperimentazione

Al Pascale di Napoli si sta sperimentando il vaccino a mRNA di Moderna nei pazienti con melanoma radicalmente operato.

«Il vaccino si basa sulla stessa tecnologia adottata per quelli contro il Covid che cioè utilizzano mRNA sintetici progettati per “istruire” il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine, chiamati “neoantigeni”, che sono espressione di mutazioni genetiche avvenute nelle cellule malate – spiega Paolo Ascierto, presidente del convegno e direttore del Dipartimento di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’IRCCS Fondazione Pascale di Napoli -. Il suo scopo non è quello di prevenire la malattia ma di aiutare e supportare il sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare più efficacemente il tumore».
I dati a due anni dalla somministrazione di questo vaccino mostrano una riduzione del rischio di recidiva o morte del 44% in chi lo ha ricevuto in combinazione con il farmaco immunoterapico pembrolizumab. «Ci vorrà qualche anno prima di avere i risultati di quest’ultima fase dello studio clinico – precisa Ascierto -. La nostra speranza è quella di poter dare una nuova e più efficace opzione terapeutica a quanti più pazienti possibili».

I farmaci immunoterapici

«L’immunoterapia rappresenta la rivoluzione più importante negli ultimi 10 anni in campo oncologico – osserva Ascierto -. Abbiamo iniziato con il melanoma e ora molti farmaci, come i cosiddetti inibitori dei checkpoint immunitari, vengono utilizzati contro altri tipi di tumore, come quelli del rene, della vescica e del polmone. Con molta probabilità avverrà la stessa cosa per i vaccini a mRNA: cominceremo con il melanoma per poi estenderne l’utilizzo contro altre forme di cancro».
Tra gli immunoterapici per cui si sono ampliate le indicazioni c’è pembrolizumab, un anticorpo monoclonale anti PD-1, prima approvato per il melanoma e a settembre scorso autorizzato anche nel trattamento di altre neoplasie tra cui le forme metastatiche del rene, della mammella (triplo negativo), dell’endometrio e della cervice uterina, nonché il carcinoma dell’esofago e alcuni tumori gastrici e del colon.

Per contrastare alcuni tumori si stanno utilizzando anche combinazioni di immunoterapici, inoltre c’è stata anche l’approvazione dell’utilizzo di anticorpi bispecifici, come il tebentafusp nei pazienti con diagnosi di melanoma dell’uvea metastatico o non resecabile che presentano un particolare antigene. C’è dunque molto fermento nel settore dell’immunoterapia «una delle migliori e più promettenti armi che abbiamo a disposizione contro il cancro, che ha già salvato milioni di vite» conclude Ascierto.

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