Legge sull’autonomia differenziata: rischio disequità nelle cure

Preoccupazione di AIOM per il disegno di legge approvato al Senato che potrebbe inasprire il regionalismo sanitario e ridurre l’assistenza a semplice prestazione. Il commento del presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica Francesco Perrone

L’approvazione al Senato del disegno di legge sull’autonomia differenziata potrebbe segnare un punto di non ritorno per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e quindi per il diritto fondamentale alla salute. Sono in molti a esprimere preoccupazione in questi giorni caldi, a partire dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) che teme un impatto negativo sull’assistenza dei pazienti oncologici e sulla ricerca scientifica oltre che un aumento delle disequità territoriali nell’accesso alle cure. Senza contare il rischio di progressiva privatizzazione della sanità in alcune Regioni, concorrenza anche tra le strutture pubbliche, a danno sia dei malati sia degli operatori sanitari. 

Francesco Perrone

L’allarme di AIOM

«Temiamo che l’inasprimento del regionalismo sanitario, già introdotto nel 2001 con la riforma del Titolo V della Costituzione, riduca l’assistenza a semplice prestazione. Con la possibile concorrenza anche fra strutture pubbliche, è inevitabile l’aumento delle differenze territoriali – commenta il presidente di AIOM Francesco Perrone in una nota -. Con la riforma del Titolo V della Costituzione, nel 2001 sono stati modificati i rapporti tra Stato centrale ed enti locali, demandando alle Regioni molti poteri nella gestione della sanità con l’obiettivo di ridurre le differenze territoriali nei risultati di salute e migliorare il livello dell’assistenza. L’obiettivo, lo dicono molte fonti, fra cui “I numeri del cancro in Italia 2023” (AIOM, AIRTUM, Fondazione AIOM, Osservatorio Nazionale Screening, PASSI, PASSI d’Argento, SIAPEC-IAP), “Mobilità Sanitaria Interregionale” (dati 2022, AGENAS) e “Quinta Indagine Nazionale sullo stato di attuazione delle Reti Oncologiche Regionali” (Rapporto 2023, AGENAS), non è stato raggiunto. Al contrario, l’istituzione di 21 diversi sistemi sanitari regionali ha peggiorato le disparità nelle cure. L’autonomia differenziata costituisce, di fatto, un’intensificazione del regionalismo sanitario introdotto nel 2001, che ha già causato troppi danni ai pazienti oncologici. E temiamo che possa peggiorare le diseguaglianze invece che diminuirle».

Dai LEA ai LEP

Oltre venti anni fa, a seguito della riforma costituzionale, furono introdotti i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), per definire quali cure garantire a tutti e capire dove investire più risorse. Tuttavia poi sono diventati criteri per giudicare l’efficienza dei servizi sanitari regionali e per stabilire provvedimenti sanzionatori, come segnala Perrone. «Le Regioni in difficoltà nel raggiungere i “criteri soglia” definiti dai LEA, invece di essere supportate, sono state danneggiate con l’ulteriore riduzione dei finanziamenti, determinando così un circolo vizioso, perché senza risorse è difficile garantire una buona assistenza. Il sistema dei LEA, pertanto, non ha funzionato, ma la soluzione non può essere rappresentata dai Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), che verrebbero introdotti con la legge sull’autonomia differenziata. I LEP costituiscono uno svilimento e un’eccessiva semplificazione dei LEA. Dal concetto di assistenza si passa a quello della singola prestazione. Ma la cura dei pazienti oncologici è a 360 gradi e non si riduce a una somma di prestazioni, ad esempio alla sola somministrazione dei farmaci o alla possibilità di accedere tempestivamente a un intervento chirurgico. È un insieme complesso di elementi, che concorrono a risultati importanti, come la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti».

Più manutenzione per il SSN

In Italia, nel 2023, sono stati stimati 395.000 nuovi casi di tumore. Circa il 60% dei pazienti è vivo a 5 anni dalla diagnosi. «Il Servizio Sanitario Nazionale è uno dei migliori al mondo, ma ha bisogno di “manutenzione” e di essere difeso nella sua principale caratteristica, cioè l’universalismo delle cure –continua il presidente AIOM -. La via da seguire non va verso un regionalismo sanitario ancora più forte ma nella direzione di un potenziamento del sistema a livello centrale, a cui servono più competenze e risorse. Dall’altro lato, vanno realizzate le reti oncologiche regionali su tutto il territorio». Purtroppo, come segnala anche il recente rapporto AGENAS, esistono ancora disparità sullo stato di avanzamento e sulla efficienza delle reti regionali che andrebbero colmate, supportando quelle ancora lontane dalla realizzazione degli obiettivi organizzativi.

«Per tutti questi motivi, AIOM, grazie alle competenze proprie di una società scientifica, è a completa disposizione delle Istituzioni per ridurre le disparità ancora esistenti e continuare a garantire ai pazienti l’universalismo delle cure» conclude Perrone.

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