Aspirina contro il cancro del colon-retto a esordio precoce

L’antinfiammatorio si è rivelato un valido alleato per ridurre il rischio di tumore a esordio tardivo. Nuovi dati evidenziano un effetto preventivo anche nei confronti degli adenomi convenzionali e avanzati a insorgenza precoce

L’uso regolare dell’aspirina o di altri farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) si conferma una valida strategia di farmaco-prevenzione del tumore del colon-retto. È quando hanno segnalato alcuni ricercatori della Washington University di St. Louis, guidati da Yin Cao, in occasione del Convegno annuale Digestive Disease Week. In particolare, i nuovi dati raccolti dagli studiosi indicano che l’assunzione regolare dell’aspirina o di altri Fans è associata a un minor rischio di sviluppare adenomi convenzionali e avanzati a esordio precoce. Il tumore del colon di solito si sviluppa proprio da polipi adenomatosi, lesioni inizialmente benigne che possono, col tempo, evolvere in cancro.

I nuovi dati

L’analisi dei ricercatori statunitensi si basa su una valutazione prospettica di dati raccolti nel Nurses’ Health Study II su più di 32 mila donne che avevano fatto una colonscopia prima dei 50 anni. Obiettivo dello studio era verificare se l’uso regolare di aspirina o Fans almeno due volte alla settimana fosse o meno associato al rischio di sviluppare adenomi ad esordio precoce.

Ebbene il rischio di adenomi tra i pazienti che assumevano regolarmente l’aspirina o altri Fans per la protezione cardiovascolare oppure per condizioni infiammatorie è risultato inferiore rispetto a quando osservato in chi non assumeva tali farmaci. In particolare è emersa una riduzione del rischio del 15% di sviluppare tutti i tipi di adenomi e del 33% di sviluppare quelli con istologia avanzata, i principali precursori del cancro del colon-retto ad esordio precoce.

Gli studi precedenti

Finora altri studi avevano evidenziato che l’uso dell’aspirina poteva ridurre il rischio di adenomi a esordio tardivo, soprattutto di grandi dimensioni, ma non di adenomi con istologia avanzata.

Per esempio lo studio CAPP2, condotto su 800 pazienti con la sindrome di Lynch (che espone ad un alto rischio di sviluppare il cancro del colon-retto e altre neoplasie) trattati con aspirina per due anni e seguiti per oltre vent’anni, ha evidenziato che nel lungo termine l’aspirina può ridurre notevolmente il rischio di tumore del colon-retto, mentre non è emersa una differenza nell’incidenza dei tumori intestinali subito dopo la fine del trattamento. In sintesi lo studio CAPP2 ha dimostrato che l’aspirina è in grado di ridurre del 30% il rischio del cancro del colon in individui che nel corso della loro vita, avendo una mutazione specifica, hanno un rischio di almeno il 50% di svilupparlo.

Le prospettive

Alla luce del fatto che i casi di cancro del colon-retto a esordio precoce sono pressoché raddoppiati dal 1995 ad oggi, i nuovi dati appaiono ancora più importanti. Secondo gli autori dello studio il ricorso all’aspirina o ad altri Fans potrebbe veramente rappresentare una valida strategia di farmaco-prevenzione dei tumori a esordio precoce qualora i benefici venissero confermati in studi mirati. Intanto per cercare di arginare la crescita dei casi di cancro a esordio giovanile, già nel 2021, la U.S. Preventive Services Task Force ha emanato una nuova raccomandazione, invitando le persone con un rischio medio a sottoporsi allo screening del tumore del colon-retto con cinque anni d’anticipo, ovvero a 45 anni anziché a 50.

Per quanto riguarda i soggetti con la sindrome di Lynch, è attualmente in corso lo studio CAPP3 che sta cercando di dimostrare se 600 mg verso 300 mg o 100 mg al giorno di aspirina siano equivalenti nella prevenzione del cancro del colon-retto a lungo termine.

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