Nel USA via libera a talazoparib per il tumore alla prostata metastatico

La FDA statunitense ha approvato il PARP inibitore in associazione all’anti-androgeno enzalutamide per il trattamento della malattia metastatica resistente alla castrazione nei soggetti con deficit della ricombinazione omologa

Si amplia negli USA l’armamentario per combattere il tumore alla prostata metastatico. La Food and Drug Administration statunitense (FDA) ha infatti approvato di recente il PARP inibitore talazoparib in associazione all’inibitore del recettore degli androgeni enzalutamide per il trattamento in prima linea dei pazienti con tumore alla prostata metastatico resistente alla castrazione in presenza di deficit della ricombinazione omologa. L’approvazione si basa sui risultati dello studio di fase III TALAPRO-2, attualmente al vaglio anche dell’Agenzia europea del farmaco (AMA) e delle autorità regolatorie di altri Paesi.

Lo studio TALAPRO-2

Nel trial clinico TALAPRO-2 sono stati presi in esame circa 800 pazienti con o senza difetti della ricombinazione omologa (HRD), accertati tramite un test molecolare. In particolare i pazienti HRD positivi presentavano mutazioni in geni quali ATM, ATR, BRCA1, BRCA2, CDK12, CHECK2, FANCA, MLHH1, MRE11, NBN, PALB2 o RAD51C.

Metà dei pazienti coinvolti sono stati trattati in prima linea con la combinazione talazoparib e enzalutamide, mentre l’altra metà ha ricevuto enzalutamide più placebo.

Lo studio ha dimostrato che l’aggiunta del PARP inibitore alla terapia anti-androgenica standard ha aumentato la sopravvivenza libera da progressione (PFS), ovvero il periodo di tempo in cui la malattia pur essendo presente non progredisce e quindi un parametro indicativo dell’efficacia delle cure, in tutti i pazienti. Tuttavia nei soggetti HRD positivi, la combinazione dei due farmaci ha offerto maggiori benefici, riducendo il rischio di progressione della malattia o di decesso di circa il 55% rispetto alla terapia standard. In quello senza difetti l’associazione dei due farmaci è risultata comunque migliore del 30%.

Il nodo della sopravvivenza globale

L’approvazione del PARP inibitore talazoparib nei pazienti HRD positivi è arrivato dopo che la farmaceutica Pfizer aveva cercato di ottenere il via libera da parte della FDA nella popolazione generale di pazienti. Nei prossimi mesi verranno analizzati anche i dati sulla sopravvivenza globale, nel frattempo Pfizer ha dichiarato che quei dati potranno “essere utilizzati per supportare l’estensione a livello regolatorio del trattamento a una popolazione di pazienti più ampia”. Questa dichiarazione fa pensare a risultati incoraggianti.

Uno dei problemi con cui gli oncologi devono fare i conti in questo momento è se giocare la carta della terapia di combinazione (terapia ormonale di nuova generazione insieme al PARP inibitore) in prima linea o ricorrere a quella che è l’attuale strategia terapeutica sequenziale nel tumore alla prostata metastatico resistente alla castrazione. Oggi infatti si tende a utilizzare la terapia ormonale in prima linea e il PARP inibitore in seconda linea. Finché non si avranno dati più esaustivi sulla sopravvivenza globale questo quesito rimane dunque aperto.

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