Università delle Marche: al via corso per comunicare il cancro

Comunicare il cancro e la medicina

La cattiva informazione induce i malati di tumore a fare scelte sbagliate. Al via un programma di perfezionamento universitario per migliorare le capacità di comunicazione degli operatori sanitari

Partirà il 16 giugno, preso l’Università Politecnica delle Marche di Ancona, il primo corso di perfezionamento universitario per insegnare agli operatori sanitari come “Comunicare il cancro, la medicina e la salute”. L’iniziativa, promossa dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università marchigiana, in collaborazione con WHIN (Web Health Information Network, Associazione informazione medico-sanitaria web), mira a formare operatori sanitari e divulgatori competenti, esigenza per altro sentita da molti di loro, come rivela una recente indagine effettuata presso la stessa Università Politecnica delle Marche. Oltre il 90% dei 75 operatori sanitari interpellati per questo studio ha infatti segnalato di voler acquisire o migliorare le proprie capacità comunicative.

I requisiti di accesso al corso sono rappresentati dal diploma di laurea triennale o magistrale o da un titolo di studio equiparabile conseguito all’estero e la scadenza per la presentazione delle domande di partecipazione è il 10 maggio.

Il potere delle parole

«Studi di neurofisiologia dimostrano come alcune parole piuttosto che altre siano in grado di attivare specifiche aree del cervello alla stessa stregua dei farmaci – fa notare Marcello D’Errico, professore ordinario di Igiene all’Università Politecnica delle Marche -. Gli operatori sanitari spesso sottovalutano il potere della comunicazione, come strumento irrinunciabile nel guidare le decisioni e scelte terapeutiche dei pazienti, che non solo non hanno gli strumenti culturali per decidere da soli, ma che peraltro sono gravati dal peso emotivo della malattia che li mette in una condizione di ulteriore fragilità».

La corretta informazione ha anche un’importante funzione educativa. Basta pensare a come chiare indicazioni relative alla sorveglianza e alla prevenzione si possano tradurre in meno casi di cancro e in un maggior numero di diagnosi precoci. «L’attivazione del corso di perfezionamento, che insegna a “scegliere con cura le parole da non dire” come diceva Alda Merini, ha un valore aggiunto in una società che per definizione è basata sulla comunicazione, in tutte le sue forme» puntualizza D’Errico. 

I temi del corso

Tra i principali insegnamenti che verranno approfonditi nel corso di perfezionamento, rientrano l’oncologia clinica, l’igiene generale e applicata, la neurologia, la medicina narrativa, l’organizzazione aziendale in ambito sanitario, la storia della comunicazione in medicina, la medicina Legale, il Team working e la comunicazione delle vittorie e delle sconfitte, fino alla comunicazione efficace in radio, in TV, sui giornali online e cartacei e alle regole per gestire la notizia e realizzare un’intervista.

«Il corso di perfezionamento intende fornire strumenti a 360 gradi – spiega Mauro Silvestrini, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche -. I media, in particolare i social network, offrono un’opportunità importante per porre i pazienti al centro del sistema salute: consentono infatti di recuperare la fiducia dei cittadini, di interagire e utilizzare strumenti, come lo storytelling, per generare un dialogo».

Comunicazione e social media

Il corso di perfezionamento è parte di un progetto più ampio, “comunicareilcancro”, che prevede un portale dedicato e profili sui principali social. «Il nostro obiettivo è fornire gli strumenti per divulgare informazioni corrette in ambito oncologico e non solo, partendo dall’utilizzo di fonti sicure ed efficaci – sottolinea Mauro Boldrini, direttore Comunicazione AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -. Ad esempio, non va più utilizzata l’equazione “tumore uguale male incurabile”. Oggi, nel nostro Paese, il 65% delle donne e il 59% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi. E sempre più persone possono affermare di avere superato la malattia. Una comunicazione efficace sui social media può contribuire anche ad arginare il fenomeno preoccupante delle fake news».

Rischio disinformazione

I social media possono essere uno strumento di comunicazione straordinario, ma anche un “covo” di notizie false, come segnala uno studio condotto su quasi 900 pazienti, pubblicato sulla rivista Patient Education and Counseling. Dalla ricerca è infatti emerso che i pazienti oncologici in trattamento sono più vulnerabili alla disinformazione sul Covid-19 molto diffusa online, soprattutto sui social network. Al contrario, le persone colpite dal cancro, ma che hanno terminato le cure, sono meno esposte al rischio di incorrere in fake news.

«Per sconfiggere il cancro abbiamo bisogno di molte armi, non solo quelle fondamentali e insostituibili della medicina e della ricerca scientifica – afferma Rossana Berardi, professoressa ordinaria di Oncologia medica all’Università Politecnica delle Marche e membro del Direttivo nazionale AIOM -. È anche indispensabile fornire corrette informazioni e non cadere nelle trappole della disinformazione. In ambito oncologico, soprattutto in questo periodo di pandemia da Covid-19, la cattiva informazione è più deleteria che in altri campi, perché impatta sulla salute e, potenzialmente, sui pazienti, che possono essere indotti ad assumere decisioni sbagliate per il loro percorso di cura».

Esempi virtuosi di comunicazione

«I social media possono avere un impatto importante nella gestione di malattie croniche come i tumori – continua la professoressa Berardi -. I pazienti oncologici utilizzano i social network per far parte di una comunità, per sentirsi meno soli e per cercare informazioni. Il confronto con chi si trova in condizioni simili genera aspettative positive e può favorire i comportamenti corretti degli altri pazienti. Anche gli operatori sanitari devono conoscere le regole di questi strumenti per utilizzarli in modo appropriato. Inoltre, i social media possono contribuire a modificare gli stili di vita, abbandonando abitudini pericolose per la salute come il fumo di sigaretta, la sedentarietà e la dieta scorretta». Esempi di un uso virtuoso di internet e dei social sono quelli della Mayo Clinic, l’organizzazione che gestisce circa 70 ospedali di alto livello negli Stati Uniti, e il National Cancer Institute statunitense. Entrambi promuovono, attraverso piattaforme social, attività di sensibilizzazione e prevenzione.

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