Tumori metastatici: i vantaggi dalla profilazione estesa discussa in team

La discussione multidisciplinare dei dati molecolari consente di modificare e migliorare il trattamento scelto in circa un terzo dei pazienti colpiti da tumore metastatico. Lo rivelano i risultati preliminari del Rome trial

Un’ampia profilazione genomica con i test NGS (Next generation sequencing) discussa all’interno di uno specifico Molecular Tumor Board, cioè un gruppo multidisciplinare, determina vantaggi significativi per quei pazienti con tumore metastatico che possono ricorrere a farmaci biologici o all’immunoterapia, indipendentemente dalla sede iniziale della neoplasia. Lo rivelano i risultati preliminari a due anni del Rome trial, presentati in occasione del recente Congresso Targeted Anticancer Therapies della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO).

Il Rome trial

Il Rome trial è uno studio clinico promosso dall’Istituto Superiore di Sanità, dall’Università di Roma La Sapienza e dalla Fondazione per la Medicina Personalizzata. Finora sono stati coinvolti più di 1300 pazienti affetti da tumori in fase metastatica della mammella, gastrointestinali, del polmone e di altro tipo, che avevano già ricevuto non più di due (a seconda del tipo di neoplasia) linee di trattamento convenzionale. I pazienti sono stati sottoposti a una biopsia tissutale e ad una biopsia liquida (cioè un prelievo di sangue) al momento dell’arruolamento su cui eseguire il test genomico per la profilazione estesa, i cui risultati sono stati discussi da un team multidisciplinare. I nuovi dati confermano quanto ipotizzato sin dall’inizio, ovvero che il confronto tra i diversi specialisti in relazione ai risultati dei test di profilazione estesa consente di modificare il trattamento scelto, offrendo ai malati migliori opportunità di cura.

I nuovi dati

«Dei 1329 pazienti coinvolti, ne sono stati selezionati 721 (55%) perché portatori di alterazioni genomiche rilevanti e, nel 24% dei casi, sono state scoperte mutazioni genomiche suscettibili di trattamento con farmaci a bersaglio molecolare – afferma Paolo Marchetti, direttore Scientifico IDI di Roma e professore ordinario di oncologia all’Università La Sapienza di Roma nonché presidente della Fondazione per la Medicina Personalizzata -. In alcuni casi sono emerse alterazioni a livello germinale, cioè trasmesse ereditariamente, consentendo così di aprire un ombrello protettivo anche sugli altri componenti della famiglia grazie all’avvio di un percorso di consulenza oncogenetica. In altri casi, il Molecular Tumor Board ha suggerito di modificare la terapia standard originariamente scelta, in presenza di alterazioni genomiche di resistenza alla terapia definita dall’oncologo curante».

La profilazione estesa

Dai dati preliminari dello Rome trial emerge chiaramente che profilazione genomica estesa offre numerosi vantaggi. Oltre a consentire di identificare un maggior numero di bersagli molecolari a cui associare una terapia specifica, permette anche di avere infromazioni preziose sui possibili meccanismi di resistenza, di fragilità familiare o di inefficacia della terapia standard per la presenza di modificazioni genomiche importanti.

Nella profilazione estesa non vengono utilizzati piccoli pannelli NGS per vedere otto o dieci mutazioni, ma si svolge una ricerca più ampia, andando ad analizzare fino a 500 geni significativi nell’evoluzione della neoplasia. «La profilazione estesa oggi può essere svolta in diversi Centri del nostro Paese ed è effettuata nei pazienti oncologici metastatici che hanno affrontato non più di due linee di trattamento» puntualizza Andrea Botticelli, principal investigator del Rome trial e ricercatore all’Università La Sapienza di Roma.

Il nuovo progetto Beyond the Rome trial

Gli incoraggianti dati raccolti finora nel Rome Trial hanno aperto la strada a un nuovo progetto di studio, denominato Beyond the Rome Trial, che prevede il coinvolgimento della rete dei 41 centri di eccellenza (già aderenti al Rome Trial) e di 11 MTB di rilevanza nazionale, che utilizzeranno una stessa piattaforma di discussione e raccolta dati, realizzata dal CINECA insieme all’Università La Sapienza.

L’idea è di coinvolgere gli stessi pazienti del Rome trial più altri 4000 pazienti con le stesse caratteristiche. Questo nuovo studio vorrebbe rappresentare una risposta alla necessità di regolare l’accesso a terapie a bersaglio molecolare, per le quali non si hanno ancora a disposizione informazioni in singole tipologie di tumore. «Non è sufficiente effettuare un test genomico per pensare di trattare i pazienti al di fuori di un percorso controllato e condiviso. Evitare trattamenti improvvisati e promuovere la conoscenza in questo settore della oncologia mutazionale rappresenta la sfida che stiamo conducendo insieme a prestigiose Istituzioni» conclude Marchetti.

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