Tumore al seno: ecografia “intelligente” per evitare la biopsia del linfonodo sentinella

tumore al seno

Incoraggianti i risultati di uno studio italiano: analizzando con l’intelligenza artificiale i dati delle immagini radiografiche ed ecografiche è possibile capire ugualmente se ci sono metastasi

Per migliorare la diagnosi non invasiva dei tumori scende in campo anche la radiomica. Questa una nuova frontiera della medicina è basata sull’estrazione di dati quantitativi dalle immagini radiologiche ed ecografiche che non possono essere rilevati dall’occhio umano e sull’uso di questi dati per la creazione di sistemi di supporto alle decisioni cliniche. Ricercatori dell’IRCCS Istituto dei tumori Giovanni Paolo II di Bari hanno utilizzato questo approccio per analizzare il linfonodo sentinella, che sta immediatamente a valle del tumore al seno, riuscendo a capire se fossero presenti o meno metastasi. Nello studio retrospettivo, pubblicato di recente sulla rivista Scientific Reports, sono state prese in esame più di 140 pazienti tra il 2017 e il 2020.

Biopsia del linfonodo sentinella

Oggi quasi il 99% delle donne con cancro al seno sopravvive a 5 anni dalla diagnosi. Tuttavia, questo tasso diminuisce all’84,4% in caso di metastasi ai linfonodi ascellari. Per questo motivo è estremamente importante una tempestiva e attenta diagnosi dello stato linfonodale, in particolare la valutazione del linfonodo sentinella mediante biopsia. «Una diagnosi precoce e accurata dello stato metastatico del linfonodo sentinella è essenziale non solo per trattare in modo ottimale le pazienti con carcinoma mammario dal punto di vista chirurgico, ma anche per ridurre le probabilità di recidiva e/o di metastasi a distanza» scrivono gli autori dello studio.

Binomio intelligenza artificiale ed ecografia

Per testare strategie diagnostiche alternative e meno invasive rispetto a quella tradizionale, i ricercatori hanno analizzato i dati relativi alle pazienti, che apparivano tutte clinicamente negative per la possibile presenza di metastasi. In pratica sia la palpazione del medico sia l’esame radiologico eseguito prima dell’intervento lasciavano intendere che i linfonodi ascellari non fossero né ingrossati né infiammati.
Nonostante ciò, in sala operatoria, i chirurghi, oltre all’asportazione del tumore, avevano eseguito, come previsto dalla linee guida internazionali, anche l’asportazione del linfonodo sentinella per la successiva biopsia. «Un passaggio che allunga i tempi dell’intervento chirurgico, è costoso, è invasivo e solo nel 15% dei casi rivela poi la presenza di metastasi» fa notare Raffaella Massafra della Struttura semplice dipartimentale di Fisica sanitaria dell’Istituto barese nonché una delle coordinatrici dello studio. Da qui la necessità di analizzare il linfonodo senza asportarlo, usando i dati clinici delle pazienti e i dati delle immagini ecografiche acquisite in fase di diagnosi.

Nuove prospettive

I risultati dei calcoli e delle analisi dei dati clinici e radiomici si sono rivelati attendibili e accurati. «Un vantaggio non da poco anche per le pazienti che già con l’ecografia, un esame non invasivo, indolore e ormai di routine, possono avere indicazioni importanti sulla possibile evoluzione della malattia» osserva Massafra.

Sebbene il nuovo modello non sia ancora adatto alla pratica clinica a causa della bassa specificità e dell’esiguità del campione, rappresenta un miglioramento dello stato dell’arte, osservano i ricercatori italiani. Senza contare che si tratta dell’unico modello radiomico progettato per pazienti con carcinoma mammario clinicamente negativo, in grado di identificare correttamente tutti i linfonodi sentinella metastatici, nonostante la maggiore difficoltà nel diagnosticare la positività linfonodale nelle pazienti clinicamente negative, cioè quelle caratterizzate da un tumore mammario in fase iniziale. Si tratta dunque di un metodo promettente ed economico che potrebbe sostituire la procedura classica senza compromettere la cura della paziente.

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