Progetto Pegasus: biopsia liquida per il colon

Avviato un nuovo studio per personalizzare le terapie dopo la chirurgia. Verranno reclutati più di 140 pazienti con tumore in otto istituti europei, con lo scopo di valutare quanto la ricerca del DNA tumorale nel sangue possa rendere più preciso il percorso terapeutico post-chirurgico

Quello del colon è il secondo tumore maligno più frequente nella donna e il terzo nell’uomo. Per otto pazienti su dieci il primo approccio alla malattia è di tipo chirurgico, ma a volte il bisturi non basta. In molti pazienti sono, infatti, già presenti delle micro-metastasi non rilevabili agli esami radiologici che si eseguono prima e dopo la chirurgia e che potrebbero esporre a recidive negli anni successivi. Ecco allora che scende in campo la chemioterapia adiuvante, che però potrebbe essere risparmiata in circa la metà dei casi. Per cercare di personalizzare la terapia adiuvante è stato avviato il progetto Pegasus, sostenuto da Fondazione AIRC e coordinato da Alberto Bardelli, ordinario del Dipartimento di Oncologia dell’Università degli studi di Torino e direttore dell’Unità di Oncologia molecolare presso l’Istituto di Candiolo FPO- IRCCS.

Biopsia liquida per una terapia su misura

Nel nuovo studio verranno coinvolti 140 pazienti, in cinque istituti clinici italiani (Istituto oncologico veneto Irccs, Padova; Istituto nazionale dei tumori, Milano; Niguarda Cancer Center, Milano; Istituto europeo di oncologia, Milano e Policlinico San Martino di Genova) e tre in Spagna. Si tratterà di persone che hanno subito un intervento chirurgico per un tumore del colon con caratteristiche di rischio che rendono necessaria una chemioterapia post-chirurgica. 

“Abbiamo individuato nella biopsia liquida lo strumento-guida ideale per orientare la scelta del trattamento post-chirurgico nei pazienti con tumore del colon – spiega Alberto Bardelli -.  A partire da un semplice prelievo di sangue e sfruttando la genomica computazionale, riusciamo a individuare le ‘spie molecolari’ della presenza di micro-metastasi e a definire la successiva terapia. Grazie a Fondazione AIRC che ci ha sempre sostenuto nello sviluppo della biopsia liquida, oggi abbiamo quindi uno strumento cruciale per rendere più preciso il percorso terapeutico per ogni singolo paziente”.

Evitare chemioterapie inutili

Il nuovo studio mira quindi a dimostrare la validità della ricerca del DNA del tumore all’interno del sangue del paziente per capire se quell’individuo ha un rischio maggiore di ricaduta e quindi necessita di un trattamento più intensivo, rispetto a un altro che non ha DNA tumorale circolante e quindi probabilmente ha bisogno di approccio meno intensivo.

“Pegasus è uno studio estremamente interessante che consente un elevato coinvolgimento dei nostri pazienti per cercare di ridurre trattamenti inutili a coloro che fanno terapie per diminuire il rischio di recidive in una malattia” commenta il professor Filippo de Braud, direttore del Dipartimento e della Divisione di oncologia medica ed ematologia dell’Istituto dei tumori di Milano.

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