Esercizio alleato per rallentare la progressione del cancro alla prostata

Secondo uno studio pubblicato su JAMA Oncology allenamenti in cui si intervallano esercizi ad alta e bassa intensità potrebbero avere un ruolo protettivo negli uomini con tumore prostatico localizzato sotto sorveglianza attiva

Ormai è assodato: fare esercizio è una vera medicina per tutto l’organismo. L’attività fisica aiuta, infatti, a prevenire e curare numerose malattie, consentendo di rallentare il naturale processo di invecchiamento. Ma c’è di più: secondo uno studio pubblicato su JAMA Oncology un particolare tipo di allenamento, denominato HIIT ovvero High Intensity Interval Training (allenamento a intervalli ad alta intensità), aiuterebbe anche a rallentare la crescita delle cellule tumorali negli uomini con cancro della prostata localizzato in sorveglianza attiva.

Tumore alla prostata e HIIT

Il nuovo studio, denominato ERASE (Exercise During Active Surveillance for Prostate Cancer) è stato condotto da ricercatori canadesi dell’Università dell’Alberta. Gli studiosi hanno preso in considerazione 52 uomini con un’età media di circa 63 anni che sono stati suddivisi in due gruppi. Metà hanno seguito un programma di allenamento HIIT su un tapis roulant tre volte a settimana per tre mesi, mentre gli altri pazienti hanno praticato l’attività fisica ordinaria senza esercizi ad alta intensità. Ebbene al termine dello studio è emerso che rispetto a chi praticava l’attività routinaria, chi si era allenato con il programma HIIT, oltre ad ottenere maggiori benefici a livello cardiorespiratorio, presentava livelli più bassi di PSA, una ridotta velocità del PSA (ovvero una minore cambiamento dei livelli di questo marcatore nel tempo) nonché una rallentata crescita delle cellule tumorali.

Le ricadute

Sebbene i risultati meritino di essere confermati a lungo termine e su un numero maggiore di pazienti, è incoraggiante sapere che un programma di fitness mirato possa avere effetti sia sul tumore sia sul cuore. Tanto più che gli uomini con tumore alla prostata in sorveglianza attiva hanno il triplo delle possibilità di morire per malattie cardiovascolari piuttosto che a causa del tumore stesso. Non solo, circa la metà degli uomini in queste condizioni sperimenta una progressione del tumore tale da rendere necessaria una chirurgia radicale entro dieci anni.

“Un intervento sul piano sportivo quando gli uomini sono in sorveglianza attiva rallenta la progressione della malattia e permette un precondizionamento (ovvero la capacità di allenare i propri muscoli in modo molto efficiente, migliorando tono, resistenza e trofismo) che può risultare vantaggioso qualora dovessero affrontare in futuro un trattamento chirurgico radicale” fanno notare gli autori dello studio, guidati da Kerry Courneya della Facoltà di Kinesiologia, Sport e Tempo libero dell’Università dell’Alberta.

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