Tumore al seno: biopsia liquida per capire come evolve

Professoressa Alessandra Fabi

Con un semplice prelievo del sangue si può definire come muta il cancro e combattere la resistenza ai farmaci. Lo suggerisce uno studio dell’IRCCS Istituto Regina Elena di Roma. Possibili ricadute per rimodulare le terapie in tempo reale in base alle mutazioni riscontrate

I tumori sono entità dinamiche e la biopsia liquida si sta rivelando sempre più un prezioso strumento, non invasivo, per studiarne le caratteristiche. La conferma arriva da uno studio appena pubblicato sulla rivista Molecular Cancer, condotto da ricercatori dell’IRCCS Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma. Dalla ricerca, per ora condotta su una ventina di donne con tumore della mammella avanzato, è infatti emerso che questo semplice prelievo del sangue può documentare i cambiamenti evolutivi del cancro, comprese le resistenze farmacologiche. Questo identikit dinamico, specifico per ogni paziente, fornisce un vero e proprio “film” di quello che succede nel tumore e proprio per questo motivo può servire per “aggiustare il tiro”, orientando le terapie. Abbiamo chiesto un commento alla professoressa Alessandra Fabi, ideatrice dello studio, già dirigente medico presso l’Oncologia medica del Regina Elena, ora responsabile della Medicina di Precisione della neoplasia della mammella presso la Fondazione IRCCS Policlinico Universitario Gemelli di Roma e membro del Team Mammella degli IRCCS partner di Mutagens.

Come è nato lo studio?

Lo studio è stato ideato per capire l’eventuale presenza di mutazioni in corso di trattamento con anticorpi farmaco-coniugati in una ventina di donne con tumore della mammella avanzato HER2 positivo. In particolare tutte le pazienti erano in terapia con il farmaco T-DM1, un anticorpo monoclonale (trastuzumab), coniugato con il chemioterapico emtansine.

Noi sapevamo già che durante la metastatizzazione la malattia cambia da un punto di vista di espressione genica, ma non avevamo chiaro che cosa succedesse esattamente e non sapevamo che cosa accedesse durante il trattamento con farmaci estremamente “stressanti” per la cellula come questo tipo di molecole biologiche. Nell’ottica di colmare queste lacune, abbiamo deciso di eseguire la biopsia liquida a ogni ciclo di terapia nel corso di un trattamento standard, il T-DM1 che ad oggi si effettua dopo la prima ricaduta di malattia. Le cellule e il DNA tumorali possono infatti essere rinvenuti anche nel sangue e quindi analizzati attraverso la biopsia liquida.

Che cosa mostra la biopsia liquida?

La tradizionale biopsia del tessuto tumorale, sia nel caso di tumore primitivo o di metastasi, permette di fare una fotografia, all’inizio e poi, dopo il trattamento, nel momento della progressione della malattia: quindi ho una immagine iniziale e una finale, due fotografie in due momenti specifici. La biopsia tradizionale non mi permette quindi di conoscere cosa accade durante il percorso terapeutico, cosa che invece consente esattamente la biopsia liquida. Con la biopsia liquida ho un film di quello che succede nel singolo tumore del singolo paziente: con un semplice prelievo di sangue, vado a vedere, passo dopo passo, a ogni nuovo ciclo di trattamento, che cosa accade. Ogni paziente ha un film diverso, una storia genomica diversa. E questa è la prima informazione importante che ci ha fornito questo studio pilota.

Come avviene l’evoluzione del tumore?

L’analisi del DNA circolante attraverso la biopsia liquida ha mostrato alterazioni genetiche diverse rispetto a quelle presenti nelle biopsie tissutali. Non solo l’evidenza della mutazione è precoce: i tumori delle pazienti mutavano rapidamente e questi cambiamenti erano ben visibili nel sangue già diverse settimane prima dell’effettiva progressione clinica della malattia dimostrata attraverso le rivalutazioni radiologiche (TAC). In pratica la biopsia liquida anticiperebbe di quasi tre mesi una progressione radiologica. Quindi attraverso un prelievo di sangue riusciamo a portare alla luce precocemente una mutazione che mi preannuncerebbe una resistenza a quel farmaco che vedrei solo dopo tre mesi con un esame TAC. Grazie a questa informazione anticipata si potrebbe sospendere un trattamento divenuto ormai inefficace e quindi correggere tempestivamente la terapia in base alle mutazioni riscontrate.

Quali sono le possibili ripercussioni terapeutiche?

Il film che ci mostra la biopsia liquida, oltre ad allertarci sulle resistenze, può anche confermare la sensibilità del tumore al trattamento. Attraverso l’assenza di mutazioni e la persistenza di alcune mutazioni, capiamo che il farmaco sta funzionando e che quindi ha senso andare avanti con la terapia target. Dall’altro lato l’individuazione di mutazioni, magari non tipiche della mammella, ma comuni in altri tumori e per cui già esistono farmaci a bersaglio molecolare, allarga il nostro armamentario. In altre parole, se tramite biopsia liquida si individua in modo tempestivo la resistenza al farmaco sviluppata dal tumore, è possibile adattare la terapia alla nuova condizione mediante ulteriori trattamenti mirati, quindi nuove chance terapeutiche per la paziente.

© 2022 Fondazione Mutagens ETS. Tutti i diritti riservati.

Leggi altre notizie