Colon-retto: nuovi biomarcatori per ottimizzare diagnosi e cure

Avviato uno studio multicentrico nazionale per migliorare la gestione del paziente affetto da questa neoplasia. Allo studio anche nuovi marcatori biologici per screening e terapie più personalizzate

Il tumore del colon-retto è la seconda neoplasia più frequente in Italia e rappresenta la seconda causa di morte per cancro sia negli uomini sia nelle donne. Per ottimizzare il trattamento di questo tumore così come per migliorare il percorso diagnostico-terapeutico è in corso lo studio TiMiSNAR. Si tratta di uno studio multicentrico che si avvale della partecipazione di tredici ospedali italiani, tra Istituti di Cura e Ricerca (IRCCS) e Centri di Riferimento per il trattamento del tumore del colon-retto. Finora sono stati arruolati più di 100 pazienti, ma l’obiettivo è prenderne in considerazione 340.

Le caratteristiche dello studio

Lo studio TiMiSNAR sta valutando la tempistica più efficace per eseguire la chirurgia con approccio mininvasivo (chirurgia laparoscopica o chirurgia robotica) dopo chemio-radioterapia neoadiuvante. A questo scopo i pazienti vengono divisi in due gruppi in relazione alla tempistica dell’intervento chirurgico, che può essere effettuato dopo otto o dopo dodici settimane dal termine della chemioradioterapia, analizzando poi la percentuale di risposta completa del tumore ai trattamenti.

Lo studio satellite TiMiSNAR-miRNA

Oggi lo screening del tumore del colon-retto si basa sulla ricerca periodica del sangue occulto nelle feci e l’esecuzione, in caso di positività, di rettosigmoidoscopia e colonscopia per la conferma. Questi ultimi due esami sono efficaci e sensibili, ma invasivi e quindi non sono indicati per lo screening di massa. Nell’ottica di individuare una strategia valida e non invasiva per la diagnosi precoce, accanto allo studio TiMiSNAR, è stato avviato lo studio traslazionale satellite TiMiSNAR-miRNA. Questo studio mira ad analizzare i marcatori biologici che il tumore rilascia nel sangue anche nelle fasi precoci della malattia. I pazienti arruolati nello studio vengono sottoposti a biopsia liquida, attraverso un semplice prelievo di sangue, in quattro tempi ben definiti del loro percorso terapeutico. L’obiettivo è quello di valutare se l’espressione di questi nuovi biomarcatori sia correlata con la risposta tumorale ai trattamenti. Se così fosse, si avrebbe a disposizione non solo un ulteriore strumento di diagnosi precoce e screening, ma anche una strategia per monitorare e inquadrare in modo più accurato e tempestivo l’andamento della malattia dopo la chirurgia, nel corso delle terapie mediche e del follow-up.

Fattori di rischio

Sono diversi fattori di rischio per lo sviluppo del tumore del colon-retto, a partire da elementi legati allo stile di vita quali consumo di carni rosse e di insaccati, farine e zuccheri raffinati, sovrappeso e ridotta attività fisica, fumo ed eccesso di alcol. Il rischio di sviluppare aumenta anche in relazione ad alcune patologie, come la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa, nonché in presenza di mutazioni germinali associate a sindromi eredo-familiari come la poliposi adenomatosa familiare (FAP) e la sindrome di Lynch.

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