Tumore ovarico: ruolo maggiore per il marcatore CA125

Uno studio pubblicato su PLOS Medicine rivaluta il ruolo del test per misurare questa proteina, ampiamente utilizzato nelle donne con sintomi attribuibili a un possibile carcinoma ovarico.

Il CA125 o antigene carboidratico è una proteina che si trova aumentata nel sangue in patologie e situazioni diverse. Il suo dosaggio viene in genere raccomandato in presenza di sintomi che possano far pensare a un tumore dell’ovaio, anche se l’attendibilità è relativa perché valori elevati possono appunto essere presenti in molte situazioni tumorali e non, per esempio in caso di fibromi uterini, endometriosi o tumori dell’endometrio, del peritoneo e delle tube. Benché si tratti di un esame che è utile eseguire, le informazioni che fornisce non hanno un grande valore diagnostico. Un nuovo studio, condotto da ricercatori delle Università di Cambridge, Manchester ed Exeter, ha però rivalutato il valore predittivo del CA125 per individuare sia il tumore ovarico sia altri tumori. I risultati della ricerca, pubblicata sulla rivista PLOS Medicine, potrebbero aiutare medici e pazienti a determinare la probabilità di tumore dell’ovaio e altri tumori a seconda dei valori del marcatore e dell’età del soggetto, consentendo così di guidare in modo più mirato le decisioni ed eventuali altri accertamenti diagnostici.

CA125: tumori ovarici e altre neoplasie

Nello studio sono state prese in considerazione 50 mila donne, invitate dal proprio medico di famiglia a eseguire il dosaggio del CA125. Più di 350 donne, ben il 10 per cento del totale, con livelli più elevati del marcatore hanno successivamente ricevuto una diagnosi di tumore ovarico, cosa che rende valori anomali nel test 12 volte più predittivi di tumore rispetto a quanto ritenuto finora. Non solo, dallo studio è emerso che un aumento dei livelli di CA125 è indicativo anche di altri tumori tra cui quelli di intestino, polmone e pancreas. A più di 380 donne con livelli alti della proteina è stato infatti poi diagnosticato un tumore in un organo diverso dall’ovaio.
Lo studio ha evidenziato inoltre che l’età della paziente ha un ruolo cruciale: il 33 per cento delle donne con una diagnosi di tumore (ovaio e non) aveva più di 50 anni e solo il 6 per cento meno di 50 anni. Sulla base di questi dati, i ricercatori britannici hanno realizzato un modello, che tiene conto di età e livelli di CA125, in grado di valutare il rischio individuale di una donna di avere una neoplasia. Questo modello potrebbe essere d’aiuto ai medici di medicina generale per individuare le donne a cui proporre ulteriori accertamenti diagnostici.

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