Tumore del pancreas avanzato: buoni risultati con rucaparib nei pazienti con certe mutazioni

Questo PARP inibitore si è rivelato sicuro ed efficace come terapia di mantenimento negli individui con malattia avanzata e alterazioni genetiche germinali o somatiche nei geni BRCA1 e 2 o PALB2. Lo segnala uno studio di fase 2 pubblicato sul Journal of Clinical Oncology

Si aprono nuove prospettive per l’uso dei PARP inibitori, in particolare di rucaparib. Lo segnala uno studio di fase 2 pubblicato di recente sul Journal of Clinical Oncology. Dalla ricerca è emerso che rucaparib è in grado di bloccare o ridurre in modo sostanziale la crescita di tumori metastatici del pancreas, caratterizzati dalla presenza di varianti patogenetiche germinali o somatiche nei geni BRCA1 e 2 o PALB2. In particolare la dimostrazione dell’efficacia di questo PARP inibitore nei pazienti con mutazioni germinali nel gene PALB2 e nei soggetti con mutazioni somatiche nel gene BRCA2 nonché nei pazienti con carcinoma pancreatico a cellule squamose, espande ulteriormente la popolazione che può beneficiare dalla terapia con PARP inibitori al di là dei portatori di mutazioni germinali nei geni BRCA1 e BRCA2.

I numeri dello studio

Nello studio, condotto da ricercatori dell’Abramson Cancer Center della University of Pennsylvania, sono stati presi in considerazione 42 pazienti (27 con mutazioni germinali in BRCA2, 7 mutazioni germinali in BRCA1, 6 con mutazioni germinali in PALB2 e 2 con mutazioni somatiche in BRCA2). La sopravvivenza media libera da progressione è risultata di circa 13 mesi, mentre la sopravvivenza globale di 23,5 mesi. Il tasso di controllo della malattia (definito come il numero totale di pazienti che mostrano una risposta completa, una risposta parziale o una stabilizzazione della malattia) è risultato del 66,7% per una durata media di 17,3 mesi.

Tumore al pancreas e PARP inibitori

Il carcinoma del pancreas rappresenta solo il 3% di tutte le neoplasie ma costituisce la quinta causa di morte cancro-correlata nel mondo. Solo il 10% dei pazienti è ancora vivo a 5 anni dalla diagnosi. Si calcola che tra il 6 e 9% dei pazienti con cancro al pancreas presenti una mutazione di BRCA1/2 o PALB2. Ed è proprio in questi soggetti che i PARP inibitori stanno aprendo nuove prospettive terapeutiche senza gli effetti collaterali di trattamenti chemioterapici più aggressivi e meno efficaci.
“Questi ultimi risultati ci mostrano un’altra opzione di terapia di mantenimento efficace e meno tossica per i pazienti con cancro al pancreas – ha detto una delle autrici dello studio, Susan Domchek, direttore esecutivo del Basser Center for BRCA presso la University of Pennsylvania di Philapdelphia -. Inoltre evidenziano l’importanza della consulenza genetica e dei test genetici, che possono potenzialmente guidare il corso del trattamento in una direzione migliore”.

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