17 Aprile 2023Tumore del colon avanzato: nuove prospettive per i casi complessiRicerche e studi clinici Due anticorpi monoclonali specifici e mirati aprono la strada a strategie terapeutiche che potrebbero migliorare l’efficacia della terapia standard contro il cancro colorettale refrattarioIn occasione del recente convegno The Naples Conference on colorectal cancer sono stati presentati i dati preliminari di due studi sul tumore del colon-retto metastatico, condotti su pazienti complessi, già trattati con una o due linee di terapia o resistenti alla chemioterapia. Protagonisti degli studi due anticorpi monoclonali, bevacizumab e panitimumab, entrambi rivelatesi in grado di migliorare in maniera significativa la sopravvivenza libera da progressione della malattia.L’anticorpo che “affama” il tumoreBevacizumab, un anticorpo diretto contro il fattore di crescita vascolare VEGF, è stato utilizzato in aggiunta al trattamento standard (trifluridina/tipiracil) nell’ambito dello studio multicentrico internazionale di fase III SUNLIGHT. Nello studio sono stati presi in esame 500 pazienti complessi, già trattati con una o due linee di terapia. Ebbene l’aggiunta dell’anticorpo monoclonale ha aumentato la sopravvivenza mediana, che è salita da 10,8 mesi rispetto ai 7,5 della cura standard. «Il beneficio clinico è emerso in tutti i sottogruppi di pazienti indipendentemente dall’età, il sesso, la localizzazione del tumore primario, il numero di metastasi o la presenza o assenza di mutazioni su RAS, che possono influenzare la terapia; il trattamento combinato inoltre ha raddoppiato la sopravvivenza libera da progressione di malattia, passata da 2.4 a 5.6 mesi – segnala Fortunato Ciardiello, professore ordinario del Dipartimento di Medicina di Precisione dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, coordinatore scientifico del convegno e coautore dello studio SUNLIGHT -. Il vantaggio clinico è stato registrato anche in pazienti che erano già stati trattati con bevacizumab, a indicare che continuare a inibire la formazione di nuovi vasi sanguigni che nutrono il tumore può avere un significato clinico di rilievo anche durante la progressione di malattia. Il tasso di controllo della malattia è aumentato del 30 per cento, arrivando al 77%: un risultato notevole e in assenza di un incremento della tossicità. Tutto questo indica nella combinazione di bevacizumab con trifluridina/tipiracil un possibile nuovo standard di cura per questi pazienti, per i quali finora avevamo poche opzioni di cura».Nuove prospettive per i tumori resistenti alle terapieL’anticorpo monoclonale panitumumab, diretto contro il recettore per il fattore di crescita epidermico EGFR, è stato il protagonista dello studio di fase II VELO, che ha coinvolto una sessantina di pazienti in sei centri italiani. Anche in questo caso, l’anticorpo monoclonale è stato aggiunto alla terapia standard (trifluridina/tipiracil) in una strategia definita di “rechallenge”. Quest’ultima consiste nel riprendere il trattamento con farmaci anti-EGFR in terza linea di terapia, in pazienti che dopo un’iniziale risposta sono andati in progressione di malattia e hanno pertanto ricevuto un successivo, diverso trattamento. «In questi pazienti la malattia metastatica riprende e diventa resistente alle terapie: la prognosi è negativa e i trattamenti di terza linea attuali sono efficaci in una porzione relativamente piccola di pazienti – spiega Teresa Troiani del Dipartimento di Medicina di Precisione dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, e uno degli autori dello studio VELO -. L’aggiunta di panitumumab alla terapia standard ha aumentato da 2,5 a 4 mesi la sopravvivenza libera da progressione di malattia e portato il controllo di malattia dal 48 all’81% rispetto al solo trattamento standard. Un dato solo all’apparenza piccolo, ma di grande significato».Condividi sui socialFacebookLinkedInTwitter
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