Tumore al seno: un terzo delle donne non completa la terapia ormonale adiuvante

Tumore al seno terapia adiuvante

Diverse le motivazioni dell’abbandono, spesso legate agli effetti collaterali dei farmaci e alla mancanza di supporto. Lo rivela una rassegna pubblicata su The Breast

Secondo una rassegna pubblicata sulla rivista The Breast, circa il 30% delle donne con tumore al seno che assume la terapia ormonale adiuvante non la porta a termine, interrompendola prima dei cinque anni raccomandati. Gli autori dello studio hanno focalizzato l’attenzione sulle motivazioni della ridotta aderenza a tale trattamento, evidenziando che tra questi predomina il timore degli effetti collaterali provocati dai farmaci, soprattutto a carico di fertilità e sessualità.

La terapia ormonale adiuvante

La terapia adiuvante viene in genere proposta dopo l’intervento chirurgico per il tumore al seno con lo scopo di bloccare crescita e diffusione di eventuali cellule cancerose residue e ridurre il rischio di recidive o la formazione di metastasi. Questo tipo di trattamento è considerato uno dei maggiori successi in oncologia degli ultimi 30 anni, avendo contribuito a ridurre notevolmente la mortalità. Oggi sono tre i trattamenti adiuvanti (chemioterapia, ormonoterapia e terapia biologica) proposti alle pazienti in base allo studio del singolo caso, alle caratteristiche del tumore e alle condizioni fisiche della donna, senza trascurare i suoi desideri e necessità. La terapia ormonale, in particolare, viene proposta in tutti i casi in cui il tumore esprima anche i recettori ormonali (tumori HER2 positivi).

Aderenza e persistenza in terapia

La nuova rassegna a preso in esame 26 studi, in ognuno dei quali erano state prese in esame in media più di 5000 pazienti, valutando l’aderenza al trattamento ormonale adiuvante e/o la persistenza in terapia per i cinque anni di norma raccomandati. Nella maggior parte degli studi, le donne avevano assunto sia il tamoxifene sia gli inibitori dell’aromatasi. Ebbene dall’analisi dei dati è emerso che, dopo cinque anni dall’inizio del trattamento ormonale adiuvante, tanto l’aderenza alla terapia quanto la persistenza raggiungevano valori medi attorno al 66%, riducendosi progressivamente dal primo al quinto anno.

Motivi dell’abbandono

Diversi i fattori che si sono rivelati correlati a una minore aderenza o persistenza in terapia, tra cui l’età (le più anziane e le più giovani erano meno ligie), la presenza di altre patologie e la depressione. Per le più giovani, il fattore che ha inciso di più è stato il timore degli effetti collaterali provocati dai farmaci, soprattutto a carico di fertilità e sessualità. Tali effetti indesiderati possono infatti avere ricadute importanti sulla qualità di vita. La minore aderenza nella fascia di età più avanzata è risultata, invece, legata soprattutto alla contemporanea presenza di altre malattie e alla scarsa conoscenza e comprensione dell’importanza del trattamento per la propria salute. A riprova di questa osservazione, la rassegna ha evidenziato anche che le pazienti con un basso supporto sociale e clinico abbandonano più spesso la terapia.

Le contromisure

I dati raccolti evidenziano che c’è un fronte sul quale sarebbe davvero importante intervenire: quello della comunicazione tra medico e paziente. L’oncologo si dovrebbe adoperare per far capire meglio alle pazienti quanto sia importante la terapia adiuvante, visto che può salvare la vita. Non solo, le donne devono essere messe a conoscenza della possibilità di contrastare, almeno in parte, alcuni effetti collaterali dei farmaci, magari con semplici integratori o con accorgimenti inerenti lo stile di vita, eventualmente anche con il supporto di altri specialisti.

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