Tumore al seno metastatico: AIFA approva nuova terapia mirata

La combinazione di un nuovo farmaco target con l’immunoterapia e la chemioterapia aumenta la sopravvivenza nel cancro mammario avanzato HER2 positivo, anche in presenza di metastasi cerebrali

Si apre un nuovo spiraglio per prolungare la sopravvivenza delle donne con tumore al seno metastatico che esprimono eccessivamente la proteina HER (HER2+) che hanno già ricevuto due linee di trattamento. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha infatti approvato di recente la rimborsabilità di un nuovo farmaco a bersaglio molecolare, chiamato tucatinib, in combinazione con l’anticorpo monoclonale trastuzumab e la chemioterapia (capecitabina). La disponibilità nel nostro Paese di tucatinib e le ricadute positive per le pazienti sono illustrate di recente a Milano in un incontro, realizzato con il supporto di Seagen.

Gli effetti della “tripla” terapia

Nelle donne con tumore al seno metastatico HER2+ la combinazione del trattamento standard con tucatinib si è rivelata in grado di ridurre il rischio di morte del 34%, migliorare la sopravvivenza globale e, a due anni, il 51% delle pazienti è vivo rispetto al 40% di quelle trattate solo con trastuzumab e capecitabina. Inoltre il 29% delle pazienti trattate con tucatinib risulta libera da progressione di malattia rispetto al 14% del gruppo di controllo. Questi benefici si aggiungono a quelli già ottenuti con le prime due linee di trattamento. Non solo, la triplice terapia si è rivelata efficace anche in presenza di metastasi cerebrali come sottolinea Giuseppe Curigliano, professore di Oncologia medica all’Università di Milano e direttore della Divisione sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative all’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano. «Tucatinib è un inibitore delle tirosin chinasi ed è sufficientemente piccolo da attraversare la barriera ematoencefalica e raggiungere il cervello, bloccando direttamente lo stimolo di proliferazione della proteina HER2. A 24 mesi, tucatinib ha dimostrato una sopravvivenza globale quasi raddoppiata nelle pazienti con metastasi cerebrali (48,5%) rispetto al braccio di confronto (25,1%)».

Tumore al seno metastatico e la nuova molecola

In Italia sono più di 40 mila le donne che convivono con un cancro mammario metastatico. Se è vero che nella maggior parte dei casi non si può guarire da questo tumore avanzato, è anche vero però che le nuove terapie oggi consentono di tenere sotto controllo la malattia per lunghi periodi.

«In particolare, le terapie mirate hanno cambiato la storia del carcinoma della mammella metastatico, determinando in molto casi una lunga aspettativa di vita, molto più elevata rispetto al passato – fa notare la professoressa Lucia Del Mastro, direttore della Clinica di oncologia medica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, Università di Genova -. Resta però un forte bisogno clinico di armi ancora più efficaci per le pazienti con carcinoma della mammella metastatico HER2 positivo, già trattate con le opzioni terapeutiche standard. Tucatinib si caratterizza per un meccanismo d’azione diverso rispetto alle altre terapie disponibili e mostra un notevole vantaggio non solo nel controllo di malattia ma anche nella sopravvivenza. E, ancora più importante, mostra un’attività significativa e clinicamente rilevante nelle pazienti con metastasi encefaliche sia stabili che attive. La molecola, inoltre, si caratterizza per un’elevata tollerabilità, aspetto fondamentale nella gestione della malattia metastatica per garantire alle pazienti una buona qualità di vita».

Presa in carico multidisciplinare

Oggi nel nostro Paese l’88% delle donne compite da carcinoma mammario è vivo a 5 anni ed è potenzialmente guarito. Tuttavia in circa il 7% dei casi, la neoplasia viene diagnosticata quando già in metastasi. Non solo, il tumore può sviluppare metastasi anche dopo molti anni dall’intervento chirurgico e dalla fine delle terapie postoperatorie come segnala Del Mastro. «Si stima che circa il 20% delle donne con carcinoma inizialmente non metastatico sviluppi metastasi nei 5 anni successivi alla diagnosi. La ricerca rende disponibili trattamenti sempre più efficaci per queste pazienti, come tucatinib, che consentono di vivere più a lungo».

Per poter giovare appieno delle novità che la ricerca mette a disposizione per le forme metastatiche è però importante che le pazienti siano seguite in modo mirato. «Le pazienti con malattia metastatica devono essere prese in carico da un team multidisciplinare, cioè dai centri di senologia, in grado di intercettare e soddisfare il loro bisogno di cura globale e duraturo – segnala il professor Curigliano -. Nell’ottica di avviare un percorso di convivenza con una malattia cronica come il tumore mammario metastatico, è fondamentale valorizzare il punto di vista della paziente per disegnare in maniera sartoriale l’iter di cura. Infatti, gli studi clinici stanno sempre più includendo tra i loro obiettivi la valutazione della qualità di vita e degli esiti del trattamento riferiti dal paziente, per mezzo di strumenti validati».

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