Tumore al seno BRCA mutato: olaparib aumenta la sopravvivenza

Tumore al seno BRCA

Il PARP inibitore colpisce le mutazioni dei geni BRCA per ridurre il rischio di recidiva e aumentare le probabilità di guarigione nelle donne con cancro della mammella in stadio precoce

Nelle donne con varianti patogenetiche germinali nei geni BRCA1 e BRCA2 e tumore al seno in stadio precoce, negativo per il fattore di crescita epidermico umano (HER2-negativo), il trattamento con il PARP inibitore olaparib si è rivelato in grado di offrire importanti benefici. Questa terapia adiuvante, cioè successiva alla chirurgia, ha infatti migliorato la sopravvivenza globale, riducendo la mortalità del 32%. Lo rivelano i nuovi dati emersi dallo studio di fase III OlympiA, presentati di recente nella sessione plenaria virtuale della Società europea di oncologia medica (ESMO).

Lo studio OlympiA

OlympiA è uno studio internazionale di fase III, in doppio cieco, a gruppi paralleli, che sta testando l’efficacia e la sicurezza di olaparib rispetto al placebo come trattamento adiuvante in pazienti con varianti patogenetiche germinali nei geni BRCA, tumore della mammella in fase precoce, ad alto rischio, HER2-negativo, che hanno completato il trattamento locale e la chemioterapia neoadiuvante o adiuvante. In genere, se queste neoplasie vengono diagnosticate in fase precoce, le possibilità di guarigione sono molto elevate. Tuttavia alcuni di questi tumori hanno un rischio di ricadute più elevato ed è proprio in questi casi che è indicato l’uso del PARP inibitore olaparib, per ridurre ulteriormente il rischio di recidiva e aumentare le probabilità di guarigione definitiva, come dimostrano i nuovi dati.

«Gli ultimi risultati dello studio OlympiA sono un’ottima notizia per i pazienti con una specifica forma ereditaria di cancro al seno e confermano che è in corso una vera rivoluzione nella terapia di questa malattia, basata su trattamenti sempre più mirati ed efficaci» fa notare Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di senologia dell’Istituto dei tumori Pascale di Napoli e principal investigator dello studio OlympiA per l’Italia.

Test BRCA per sorveglianza e terapia

«Questi risultati cambiano nettamente il significato del test BRCA nei tumori mammari in fase precoce, la cui conoscenza non è più solo legata alle eventuali strategie di prevenzione, ma assume un significato diretto ai fini della personalizzazione della terapia medica e all’impiego di olaparib – osserva De Laurentiis -. Questi dati, quindi, rafforzano ulteriormente l’importanza di effettuare il test BRCA sul sangue immediatamente dopo la diagnosi e sottolineano la necessità di adeguare le attuali indicazioni per la prescrizione del test a criteri compatibili con lo studio OlympiA».

Esame genetico a scopo terapeutico

Il test genetico per la ricerca di varianti patogenetiche germinali può essere prescritto dall’oncologo o dal genetista, che hanno anche il compito di informare le pazienti sugli aspetti genetici collegati ai risultati. «È fondamentale che tutte le pazienti affette da neoplasia triplo negativa effettuino il test BRCA al momento della diagnosi poiché, in caso di mancata risposta completa alla chemioterapia neoadiuvante o in presenza di tumori superiori ai due centimetri o con almeno un linfonodo positivo, la alterazione genetica potrà consentire di eseguire un trattamento di mantenimento con un reale vantaggio di sopravvivenza – segnala Laura Cortesi, responsabile della Struttura di genetica oncologica presso il Dipartimento di oncologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena -. Anche in pazienti affette da tumori a recettori ormonali positivi, insorti entro i 35 anni di età, o con pregresse neoplasie ovariche o forte familiarità, può essere utile eseguire il test BRCA a scopo terapeutico, qualora siano presenti almeno quattro linfonodi interessati oppure non vi sia una risposta completa patologica alla terapia neoadiuvante».

Rimborsabilità di olaparib

Di recente, negli USA, olaparib, proprio sulla base dei risultati dello studio OlympiA, è stato approvato dalla Food and Drag Administration, l’ente regolatorio statunitense, per il trattamento adiuvante in pazienti con varianti patogenetiche BRCA e tumore della mammella HER2-negativo in fase precoce, ad alto rischio, trattate con chemioterapia neoadiuvante o adiuvante.

Per ora in Italia olaparib è, invece, indicato e rimborsato, in monoterapia, per il trattamento di pazienti con cancro della mammella, localmente avanzato o metastatico, HER2-negativo, HR-negativo e con varianti patogenetiche nei geni BRCA1 e BRCA2, precedentemente trattati con un’antraciclina e un taxano e con platino nel setting (neo)adiuvante o metastatico, a meno che non eleggibili per questi trattamenti.

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