Sindrome di Lynch: sinergie per promuovere il test universale

L’Associazione italiana familiarità ed ereditarietà dei tumori gastroenterici (AIFEG), con il supporto delle società scientifiche e di altre associazioni di pazienti, tra cui la stessa Mutagens, si sta facendo promotrice dello screening universale per Sindrome di Lynch. Ne parliamo in questa intervista esclusiva con l’oncologa Cristina Oliani, presidente di AIFEG e la genetista Maria Grazia Tibiletti, uno dei soci fondatori di AIFEG

La Sindrome di Lynch è la forma più comune di sindrome eredo-familiare che predispone allo sviluppo di tumori. Almeno il 2-5 per cento dei tumori del colon-retto è attribuibile a tale condizione ereditaria, mentre il cancro dell’endometrio è il secondo tumore per frequenza ad essa associato. Negli ultimi vent’anni la ricerca ha fatto passi da gigante nello studio di questi tumori eredo-familiari che oggi è possibile intercettare con largo anticipo, con importanti ricadute sul fronte della prevenzione e in un prossimo futuro, sempre più, anche su quello delle terapie.

Per incentivare il cambiamento bisogna promuovere innanzitutto lo screening universale di tutti i tumori del colon-retto e dell’endometrio nonché migliorare e uniformare la presa in carico dei pazienti e dei familiari a rischio. Obiettivi ambiziosi che accomunano l’Associazione italiana per lo studio della familiarità e dell’ereditarietà dei tumori gastrointestinali (AIFEG), Mutagens e altre associazioni e società scientifiche, che stanno creando importanti sinergie.  Ne parliamo insieme a Cristina Oliani, presidente AIFEG, oltre che direttore della Struttura complessa di oncologia dell’Azienda Ulss 5 Polesana (Rovigo) e a Maria Grazia Tibiletti, consigliere AIFEG e gentista presso l’Anatomia patologica dell’ASST dei Sette Laghi.

AIFEG è nata a Verona nel 2002 per iniziativa di un gruppo di specialisti facenti già parte del Gruppo italiano per lo studio dei tumori colorettali ereditari. Oggi l’associazione riunisce l’interesse di tutti gli specialisti che intervengono nel percorso di ricerca, diagnosi e cura delle diverse sindromi eredo-familiari associate a tumori gastroenterici.

Cristina Oliani

Dottoressa Oliani come si sta muovendo AIFEG per promuovere lo screening universale per la sindrome di Lynch? Quali sono le criticità da superare? 

Dal 2002, anno della fondazione di AIFEG, lavoriamo con grande impegno per promuovere la conoscenza delle sindromi ereditarie associate allo sviluppo di tumori del tratto gastroenterico per migliorare la diagnosi, la prevenzione e le cure. Quello che è nato come interesse di ricerca ha assunto attualmente un’importante valenza clinica. Dal punto di vista oncologico sapere se un tumore è ereditario e ha caratteristiche genetiche particolari può avere infatti un grande impatto in diversi ambiti. Può essere di interesse per il chirurgo e il gastroenterologo per pianificare un intervento più corretto, ma soprattutto può rappresentare una svolta per il paziente perché cambierà il modo in cui verrà seguito nel tempo. In futuro saranno inoltre sempre più rilevati le implicazioni terapeutiche. Esistono infatti farmaci promettenti (attualmente per esempio un’immunoterapia), che però non sono ancora stati riconosciuti dall’AIFA (l’Agenzia italiana del farmaco).

In questo momento AIFEG sta puntando molto sulla prevenzione. Con l’attuale screening di popolazione (test del sangue occulto nelle feci) oggi ricorriamo sempre meno spesso a chemioterapie adiuvanti perché i tumori del colon-retto vengono individuati quando sono ancora in stadio iniziale. Questa strategia è stata molto efficace per i tumori sporadici (cioè che non sono genetico-ereditari), ma può fare ben poco per le persone con la Sindrome di Lynch, che rischiano di sviluppare tumori in giovane età, mentre l’attuale screening viene proposto a partire dai 50 anni. Attualmente perdiamo quindi la possibilità di individuare queste persone ad alto rischio che hanno bisogno di essere identificate in maniera più precoce con procedure adeguate come il test universale. Non solo, bisogna tenere presente che, identificando queste persone ad alto rischio, di solito tramite un familiare che ha già avuto un tumore del colon-retto o dell’endometrio, andiamo ad aprire una finestra di possibilità preventive enorme sui familiari di primo grado che hanno ereditato i geni alterati.

Sebbene i soggetti con la Sindrome di Lynch costituiscano solo una parte delle persone che sviluppano tumori del colon e dell’endometrio, intercettarli precocemente offre enormi vantaggi grazie a una prevenzione mirata ed altamente efficace. Se offriamo protocolli di sorveglianza ad hoc a queste persone già in età giovane ne allunghiamo l’aspettativa di vita, portandola a esser simile a quella degli altri familiari che non hanno ereditato l’alterazione genetica. Nel 2017 la Sindrome di Lynch è stata riconosciuta nei Livelli essenziali di assistenza (LEA) come malattia rara. Tuttavia ad oggi si è fatto poco per promuoverne lo screening, complice il fatto che gran parte dei clinici non conoscono questa sindrome. Inoltre non ci sono percorsi regionali e nazionali omogenei per la sua identificazione e per inserire i pazienti e i portatori sani a rischio in programmi di sorveglianza mirati. Per questo motivo uno degli obiettivi su cui è concentrato attualmente l’impegno di AIFEG è quello di promuovere la sensibilizzazione, l’identificazione e la costruzione di percorsi mirati per i soggetti portatori di mutazioni germinali associate alla Sindrome di Lynch. Il test universale, in particolare, è uno degli elementi cardine, fondamentale per avviare un percorso personalizzato e non perdere occasioni di diagnosi e cura.

Maria Grazia Tibiletti

Dottoressa Tibiletti chi sono i candidati al test universale per la sindrome di Lynch? 

In questo momento l’obiettivo principale del test universale per la Sindrome di Lynch è fare prevenzione. Se stabilisco che un paziente che ha avuto il cancro del colon-retto è affetto da questa sindrome, posso intervenire non solo sul paziente stesso, a rischio di ammalarsi ancora, ma anche sui suoi familiari che potrebbero aver ereditato la sua stessa mutazione (50 per cento di probabilità). Posso quindi agire anche sul soggetto sano, magari molto giovane, che ha un rischio altissimo di tumori e non lo sa. Rispetto allo screening sulla popolazione generale che va a fare prevenzione solo sulla base dell’età (dopo i 50 il Sistema sanitario nazionale invita a fare lo screening con l’esame del sangue occulto nelle feci), il test universale individua persone, spesso sane, ma ad alto rischio. Questo test valuta l’espressione delle quattro proteine che corrispondono ai quattro geni coinvolti nella sindrome e ha diversi vantaggi: costa poco (circa 20 euro, molto meno rispetto ai test genetici) ed è di facile esecuzione (può essere fatto in tutti i laboratori di anatomia patologica dove si fanno le diagnosi di cancro). Tutte le linee guida concordano sull’opportunità di eseguirlo su tutti i tumori del colon-retto di nuova diagnosi, dopo l’analisi istologica. Dovrebbe essere utilizzato come “screening grossolano” per individuare i pazienti con un’alterazione di una di queste quattro proteine, da inviare poi alla consulenza genetica oncologica e al test genetico.

La Sindrome di Lynch rende conto del 2-5 per cento dei tumori del colon-retto, non possiamo fare test genetico a tutti, mentre il test universale è assolutamente fattibile. In questo modo possiamo indirizzare le nostre energie e le nostre risorse economiche dove serve, su quei pazienti che hanno bisogno di protocolli di prevenzione intensivi. Purtroppo in Italia non tutte le anatomie patologiche lo eseguono in modo uniforme su tutti i tumori del tratto gastroenterico. Non solo, ormai è chiaro che questa strategia è efficace sia sui cancri del colon, sia su quelli dell’endometrio. La Lombardia è una delle poche regioni dove oggi c’è un decreto che invita a eseguirlo dopo la diagnosi di tumore del colon-retto. La nostra società scientifica, sulla scorta di questa esperienza, ha fanno numerosi interventi e tavole rotonde che sono esitate in un position paper, pubblicato su una rivista internazionale, che sottolinea la scarsa diffusione di questa analisi e la necessità di estenderla a tutti i laboratori di anatomia patologica dove viene fatta la diagnosi di cancro del colon retto e di quello dell’endometrio. Questo è il nostro messaggio. Il risultato di questo test deve essere correlato poi alla possibilità di offrire al paziente una consulenza genetica oncologica e i test genetici appropriati per arrivare a diagnosticare la sindrome di Lynch. Ormai è chiaro che una diagnosi precoce è associata a un’importante riduzione della mortalità.

Dottoressa Tibiletti che cos’è il progetto Stelo?

La sindrome di Lynch è una condizione relativamente rara per cui il medico di medicina generale, che in un anno può avere a che fare con uno o due pazienti affetti, non è molto preparato ad affrontare e a suggerire gli opportuni controlli a questi individui. Con il progetto Stelo abbiamo cercato di sensibilizzare i medici di famiglia su questo argomento affinché non si trovino impreparati. Oggi, viste le difficolta del Sistema sanitario nazionale e degli ospedali ad accogliere questi pazienti, il medico di medicina generale può avere un ruolo molto importante. Da una parte può intervenire sul sospetto della Sindrome di Lynch, qualora il paziente abbia una storia di cancro suggestiva, ma soprattutto può coadiuvare l’ospedale e la famiglia nel portare avanti un protocollo di prevenzione intensivo. Oggi in Italia esistono dei percorsi con ambulatori dell’alto rischio, ma per ora si tratta di piccole realtà, poco diffuse. Ecco perché è importante intervenire anche sul medico di famiglia.

Dottoressa Oliani come si può migliorare la presa in carico?

Come AIFEG stiamo cercando di sensibilizzare tutte le associazioni di professionisti, di pazienti e le istituzioni per creare percorsi uniformi in tutta Italia per la presa in carico dei soggetti malati e dei portatori sani a rischio, un po’ come già accade nelle Brest Unit dove vengono seguite le donne con mutazioni nei geni BRCA. I centri che hanno già maturato una certa competenza nella gestione della Sindrome di Lynch possono fare da volano ed essere da supporto a quelli con minore esperienza. La nostra ambizione è fare da motore e da tramite per le istituzioni perché il test universale e la presa in carico dei pazienti diventino una possibilità concreta su tutto il territorio italiano, cercando di superare le differenze regionali.

© 2022 Fondazione Mutagens ETS. Tutti i diritti riservati.

Leggi altre notizie