Scoperta una proteina che nasconde il melanoma al sistema immunitario

Novità interessanti sulla lotta al melanoma arrivano dall’Istituto dei tumori Regina Elena di Roma. Uno nuovo studio, condotto in collaborazione con l’Università del Piemonte Orientale di Novara e sostenuto dalla Fondazione AIRC, ha evidenziato che le cellule di melanoma attivano vie metaboliche particolari che sono in grado di attrarre un particolare tipo di cellule del sistema immunitario, i macrofagi, e di “educarli” in modo tale da favorire la crescita e l’aggressività del tumore stesso. La ricerca, pubblicata sul Journal for ImmunoTherapy of Cancer (JITC), potrebbe aprire la strada a strategie terapeutiche che agiscano sulle vie metaboliche con lo scopo di ingannare le cellule tumorali.

Il melanoma e la proteina bcl-2

Il melanoma è il tumore cutaneo più aggressivo. Solo in Italia si registrano ogni anno almeno 7000 nuovi casi. Il principale fattore di rischio è l’esposizione intensa e intermittente, specie in giovane età, ai raggi solari Uva e Uvb che possono danneggiare il Dna delle cellule della pelle e innescare la trasformazione tumorale.

Nel nuovo studio, i ricercatori italiani hanno scoperto che la proteina bcl-2, espressa dalle cellule di melanoma, è in grado di mediare la comunicazione tra il tumore e i macrofagi, cellule deputate alla protezione contro gli agenti estranei ma che, in particolari condizioni, possono diventare “alleati” del tumore. Non solo, i ricercatori hanno visto che una particolare citochina, l’interleuchina 1 beta (IL-1 β), sembrerebbe giocare un ruolo importante nella comunicazione tra il tumore e i macrofagi. Per tali ragioni, ipotizzano gli studiosi, farmaci in grado di inibire la proteina bcl-2 potrebbero essere d’aiuto per colpire le cellule di melanoma e allo stesso tempo interrompere il meccanismo che permette alle cellule tumorali di eludere il sistema immunitario.

“Lo studio – dichiara Gennaro Ciliberto, Direttore Scientifico del Regina Elena – apre la strada ad approcci terapeutici aggiuntivi rispetto a quelli attuali mediante approcci di ricerca traslazionale”.

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