Rischio genetico e tumore gastrico: le nuove raccomandazioni

Pubblicate su Lancet Oncology le nuove linee guida per gestione dell’adenocarcinoma gastrico diffuso ereditario

L’adenocarcinoma gastrico diffuso ereditario (HDGC dall’inglese Hereditary Diffuse Gastric Cancer) è una sindrome oncologica associata a un maggior rischio di tumore allo stomaco diffuso e, nelle donne, di sviluppare il carcinoma lobulare del seno. La maggior parte dei casi confermati di HDGC è causata da una mutazione germinale del gene CDH1. Questo gene ha, tra le sue diverse funzioni, quella di oncosoppressore, cioè di bloccare la crescita tumorale. In alcuni casi sono chiamate in causa mutazioni in altri geni, tra cui il gene CTNNA1.
La gestione di questa condizione richiede un approccio multidisciplinare e decisioni condivise con il paziente a ogni stadio della malattia in modo tale da ottenere risultati ottimali a lungo termine. Sono queste, in estrema sintesi, le conclusioni di una rassegna pubblicata su Lancet Oncology, elaborata da un gruppo di 19 esperti dell’International Gastric Cancer Linkage Consortium (IGCLC), per aggiornare le linee guida cliniche.

I test genetici

Nel documento gli esperti dell’IGCLC fanno innanzitutto il punto sui test di screening. I nuovi criteri per l’indicazione dei test sono stati resi meno stringenti. Per esempio la fascia di età per l’esecuzione dello screening in presenza di casi isolati di adenocarcinoma gastrico diffuso è stata aumentata, passando dai soggetti con meno di 40 anni a quelli con meno di 50 anni. In modo simile l’età soglia per i test nelle donne con tumore lobulare del seno bilaterale è stata aumentata da meno di 50 anni a meno di 70 anni.
In particolare, secondo le nuove linee guida il test genetico per CDH1 per sospetta HDGC andrebbe eseguito, qualora risulti una familiarità, nei seguenti casi: famiglie con due o più casi di cancro gastrico insorto a qualunque età, con almeno un caso accertato di cancro gastrico diffuso; almeno un caso in famiglia con diagnosi certa di cancro gastrico diffuso a qualunque età e un caso di tumore lobulare del seno prima dei 70 anni di età; almeno due casi familiari di tumore lobulare al seno con diagnosi prima dei 50 anni. Il test genetico può essere considerato anche in assenza di una familiarità nei seguenti casi isolati: adenocarcinoma gastrico diffuso prima dei 50 anni; adenocarcinoma gastrico diffuso a qualunque età in persone di etnia Maori; adenocarcinoma gastrico diffuso a qualunque età in soggetti con una storia personale o familiare (familiari di primo grado ) di labbro leporino o labiopalatoschisi; storia di adenocarcinoma gastrico diffuso e tumore lobulare della mammella, entrambi diagnosticati prima dei 70 anni; tumore lobulare della mammella bilaterale, diagnosticato prima dei 70 anni; rilevamento di cellule ad anello con castone gastriche in situ o diffuse in individui con meno di 50 anni.

Raccomandazioni per gestire la sindrome

Gli autori delle nuove linee guida raccomandano ai portatori di varianti nel gene CDH1 con diagnosi di HDGC di considerare la gastrectomia totale profilattica, indipendentemente dai risultati endoscopici. Quando possibile, sarebbe opportuno sottoporsi all’intervento tra i 20 e i 30 anni, mentre sarebbe poco raccomandabile dopo i 70 anni per i rischi connessi alla chirurgia e al recupero post-operatorio. Ai pazienti che decidono di posticipare l’intervento, si consiglia l’esecuzione di una gastroscopia annuale in centri con esperienza, nonché l’eradicazione dell’Helicobacter pylori qualora presente. Il rischio di carcinoma lobulare al seno andrebbe gestito con sorveglianza annuale o mastectomia bilaterale.
Le conoscenze sui casi associati a mutazioni nel gene CTNNA1 sono più carenti, tuttavia pare che varianti patogenetiche nei geni CDH1 e CTNNA1 possano avere implicazioni simili sullo sviluppo dell’adenocarcinoma gastrico diffuso. Per questo motivo, ai portatori di mutazioni patogenetiche nel gene CTNNA1 si raccomanda la sorveglianza endoscopica annuale in centri esperti e l’eventuale gastrectomia profilattica in base ai risultati delle biopsie effettuate durante la gastroscopia e ai casi familiari di tumore gastrico. La sorveglianza per il seno andrebbe invece valutata caso per caso.
“La conoscenza relativa alle anomalie endoscopiche e l’identificazione di questo tumore gastrico sono in costante miglioramento. Per questo motivo, è sempre maggiore la confidenza nel proporre in sicurezza la sorveglianza endoscopica in centri esperti ai quei pazienti che desiderano posticipare la chirurgia o a coloro il cui rischio oncologico non è ben definito, come può per esempio accadere nei casi in cui vengono individuate mutazioni patogenetiche nel gene CDH1 in assenza di storia familiare per l’adenocarcinoma gastrico diffuso” concludono gli autori.

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