Rischio fratture per gli anziani sopravvissuti al cancro

Gli individui più in là con gli anni con una storia di tumore potrebbero trarre benefico da raccomandazioni mirate per la prevenzione di problemi correlati alla fragilità ossea

Gli anziani sopravvissuti a un tumore sembrerebbero più a rischio di andare incontro a fratture ossee rispetto ai coetanei che non hanno avuto una neoplasia. Lo suggerisce uno studio americano pubblicato di recente sulla rivista JAMA Oncology che mette in evidenza l’importanza di non sottovalutare questa problematica. I ricercatori statunitensi sottolineano in particolare i possibili vantaggi per i pazienti, ma anche per i sistemi sanitari, derivanti dall’adozione di linee guida mirate per la prevenzione delle fratture da fragilità.

Tumori e rischio fratture

Gli studi condotti finora sul rischio di fratture ossee nei sopravvissuti al cancro presentano diverse limitazioni, da campioni di piccole dimensioni a osservazioni solo su determinati tipi di cancro fino alla mancanza di informazioni dettagliate sullo stile di vita dei partecipanti. Non solo, alcuni studi non considerano gruppi di confronto di anziani senza una storia di tumore. Per cercare di colmare queste lacune alcuni ricercatori del Dipartimento di scienza della popolazione dell’American Cancer Society e della Scuola di salute pubblica dell’University of Minnesota hanno condotto uno studio di coorte, considerando i dati relativi a oltre 92 mila partecipanti del Cancer Prevention Study-II Nutrition Cohort.

Relazioni pericolose

Ebbene, dall’analisi dei dati è emerso che i sopravvissuti al cancro più in là con gli anni, in particolare coloro a cui era stata diagnosticata più di recente la neoplasia (meno di 5 anni dalla diagnosi) o che erano stati sottoposti a chemioterapia, avevano un rischio maggiore di fratture pelviche e vertebrali rispetto ai coetanei che non avevano avuto un tumore. Il rischio di frattura era inoltre maggiore per i pazienti di sesso femminile, per quelli con un indice di massa corporea (BMI) inferiore a 25 kg/m2 e per i fumatori attivi a cinque o più anni dalla diagnosi di tumore. Tra le terapie ricevere chemioterapici aumentava del 31% il rischio di frattura da 1 a 5 anni dalla diagnosi della neoplasia, mentre la radioterapia non modificava il rischio. In relazione alle possibili cause dell’aumentata incidenza di fratture nei soggetti con una storia di cancro gli autori suggeriscono un possibile ruolo per la ridotta massa muscolare, l’instabilità durante la marcia e il minore equilibrio.

Le possibili raccomandazioni

Dallo studio sono emerse informazioni interessanti anche su potenziali fattori che possono aggravare il rischio di frattura o ridurlo. In particolare l’essere fumatore sembrerebbe aumentare la possibilità di fratture, mentre l’attività fisica avrebbe un ruolo protettivo. Programmi di allenamento finalizzati al rinforzo muscolare, uniti ad esercizi aerobici e a bassa intensità, potrebbero infatti rappresentare un valido strumento per la prevenzione di fratture, che peggiorano la prognosi dei pazienti sopravvissuti a neoplasie, ma che causano anche costi importanti per i sistemi sanitari nazionali.

«I risultati di questo studio di coorte suggeriscono che gli anziani con una storia di cancro possono trarre beneficio da linee guida cliniche sulla prevenzione delle fratture correlate alla fragilità – scrivono i ricercatori nelle conclusioni -. Se i risultati dello studio venissero replicati i programmi di prevenzione dalle fratture per i sopravvissuti potrebbero includere indicazioni per l’attività fisica sotto la guida di professionisti esperti in ginnastica e cancro nonché programmi per aiutare i pazienti a smettere di fumare».

© 2022 Fondazione Mutagens ETS. Tutti i diritti riservati.

Leggi altre notizie