Rischio cancro al seno: non solo BRCA

Due nuovi studi pubblicati sul New England Journal of Medicine identificano almeno otto geni associati a un rischio maggiore di tumore al seno, suggerendo l’opportunità di estendere i test genetici ad altri geni, oltre BRCA, uno dei pochi offerto sistematicamente.

Oltre ai geni BRCA1 e BRCA2, ce ne sono almeno altri sei che, se mutati, aumentano le possibilità di sviluppare il tumore della mammella. Lo segnalano due ampi studi pubblicati sul New England Journal of Medicine (NEJM). Entrambe le ricerche potrebbero avere implicazioni nella pratica clinica, contribuendo a definire i geni di suscettibilità al cancro al seno da includere nei pannelli di screening e altre strategie di gestione del rischio. Finora il test BRCA è stato uno dei pochi a essere offerto in modo sistematico, ma sempre più dati sottolineano l’importanza di valutare anche la possibile presenza di varianti in altri geni, tra cui PALB2, BARD1, RAD51C, RAD51D, ATM e CHEK2.

Geni di suscettibilità

Nel primo studio pubblicato sul NEJM, coordinato da ricercatori della Mayo Clinic di Rochester, nel Minnesota, è stato utilizzato una pannello di 28 geni, noti o sospettati di suscettibilità al cancro seno, su oltre 64 mila donne, metà delle quali colpite dal carcinoma della mammella. In poco più del 5% delle pazienti e nell’1,63% delle donne del gruppo di controllo sono state individuate mutazioni patogenetiche in 12 geni di predisposizione. Le varianti nei geni BRCA1 e BRCA2 sono state quelle associate a un maggior rischio di cancro, mentre quelle nel gene PALB2 sono risultate associate a un rischio moderato. Ancora i ricercatori hanno visto che le mutazioni in altri geni di suscettibilità (BARD1, RAD51C e RAD51D) erano associate a un rischio moderato di tumori HER2 negativi e triplo negativi, mentre altre varianti (nei geni ATM, CDH1 e CHEK2) erano associate a un rischio aumentato di tumori HER2 positivi.

Nel secondo studio pubblicato sul NEJM, condotto dal Breast Cancer Association Consortium su 113 mila donne europee e asiatiche, metà delle quali con tumore al seno, è stato invece utilizzato un pannello di 34 geni di suscettibilità putativa. Anche in questo studio è stato rilevato uno stretto legame tra il rischio di cancro al seno e la presenza di mutazioni patogenetiche. In particolare mutazioni nei geni ATM, BRCA1, BRCA2, CHEK2 e PALB2, responsabili della produzione di proteine troncate, erano associate a un rischio significativo di cancro al seno, mentre un’associazione più modesta è stata evidenziata per altri quattro geni (BARD1, RAD51C, RAD51D e TP53). Inoltre, come nello studio della Mayo Clinic, i ricercatori hanno scoperto che il rapporto di probabilità differiva a seconda del sottotipo del cancro al seno. Le varianti nei geni ATM e CHEK2 erano più spesso associate ai tumori HER2 positivi, mentre le varianti nei geni BARD1, BRCA1, BRCA2, PALB2, RAD51Ce RAD51D erano più fortemente associate ai tumori HER2 negativi.

Screening allargato

I dati dei nuovi studi confermano la necessità di estendere lo screening genetico ad altri geni, anche se ci sono ancora dei punti da chiarire. Inoltre, sebbene siano già disponibili pannelli multigene, la loro interpretazione non è semplice. Tuttavia, in un primo momento, potrebbe aver senso sottoporre ai test per la ricerca di mutazioni in altri geni le donne con determinate caratteristiche, come la familiarità e la giovane età alla diagnosi, risultate negative allo screening per le mutazioni nei geni BRCA.

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