Rapporto FAVO 2023: il punto su cancro e attività fisica

Nel documento un capitolo, realizzato con l’aiuto degli esperti di AIOM, sottolinea il ruolo dell’esercizio fisico nella prevenzione primaria e terziaria delle neoplasie, con un focus sui tumori di seno, colon-retto e prostata

Fare esercizio è una vera medicina per tutto l’organismo ed è anche un importante strumento di prevenzione di diverse patologie, tra cui vari tipi di tumori. I benefici sono evidenti non solo in termini di prevenzione primaria della neoplasia, ma anche di prevenzione terziaria, ovvero quando il cancro è stato già diagnosticato e si vuole contrastare il rischio che si ripresenti. A ribadire l’importanza del movimento per i pazienti oncologici è il capitolo “Attività fisica e cancro: quali raccomandazioni” all’interno del 15° Rapporto FAVO (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia) sulla condizione assistenziale del malato oncologico, a cura di Francesca Traclò dell’area ricerca di FAVO, recentemente scomparsa, con il contribuito di Saverio Cinieri, Filippo Montemurro, Elisa Stroppa e Massimo Di Maio per conto dell’Associazione italiana oncologia medica (AIOM). Riprendiamo in questo approfondimento gli aspetti salienti di tali raccomandazioni con l’aiuto del professor Massimo Di Maio del Dipartimento di Oncologia, Università degli Studi di Torino e Ospedale Mauriziano Umberto I, oltre che segretario nazionale AIOM.

Massimo Di Maio

I benefici dell’esercizio fisico

Numerosi studi hanno documentato i benefici dell’attività fisica sia nella popolazione generale sia in soggetti con alcune patologie, come sottolineano anche le “Linee di indirizzo sull’attività fisica – Revisione delle raccomandazioni per le differenti fasce di età e situazioni fisiologiche e nuove raccomandazioni per specifiche”. Tale documento del Ministero della Salute, adottato nei 2021 e a cui si fa cenno nel capitolo dedicato all’esercizio del Rapporto FAVO, è incentrato sull’importanza dell’attività fisica nel prevenire le malattie non trasmissibili, tra le quali anche il cancro.

«L’attività fisica non è importante solo in termini di prevenzione primaria (quindi nell’ottica di ridurre l’incidenza di tumore) ma anche in termini di prevenzione terziaria, quindi per i pazienti che abbiano già ricevuto diagnosi di tumore e nei quali l’attività fisica può avere diversi effetti positivi, non solo in termini di qualità di vita e di aderenza alle terapie, ma anche in termini di rischi di recidiva per le persone trattate con intento radicale guaritivo» premette Di Maio.

L’esercizio fisico regolare può offrire numerosi benefici: contribuisce alla salute cardiovascolare, al mantenimento della massa muscolare, alla protezione e al miglioramento della densità ossea, migliora la fatigue, la forza, la resistenza e aiuta a mantenere il peso nella norma. L’attività fisica influisce positivamente anche sull’umore, riduce ansia e depressione e ha ricadute positive sulla percezione della qualità della vita da parte del paziente oncologico.

Prescrizione e personalizzazione dell’attività fisica

Come raccomandato nel documento del Ministero della Salute, prima di iniziare il programma di attività fisica, le persone con neoplasie dovrebbero essere (idealmente) valutate da un team multi-professionale (oncologo o onco-ematologo, medico di medicina dello sport e dell’esercizio fisico, cardiologo, fisiatra, fisioterapista). L’obiettivo è quello di personalizzare la prescrizione dell’esercizio fisico, tenendo conto di eventuali controindicazioni per alcune tipologie di attività nel singolo caso. «È importante che il programma di attività fisica sia personalizzato sulla base del tipo di neoplasia, dello stadio clinico della stessa, delle condizioni e caratteristiche delle persone con neoplasie e di eventuali terapie farmacologiche in atto – si legge nel capitolo -. Anche il medico di medicina generale (MMG) può avere un ruolo molto importante, sia per motivare i pazienti a una graduale ripresa di uno stile di vita attivo dopo il periodo traumatico della diagnosi e dei trattamenti più intensivi, sia per sensibilizzare i familiari affinché anch’essi facilitino la ripresa dell’attività motoria e supportino i pazienti che seguono un programma di esercizi, sia per orientarli ad un programma specifico, interagendo con altri specialisti».

Il ruolo dell’esercizio nel tumore al seno

Gli autori del capitolo del Rapporto FAVO puntano l’attenzione sul ruolo dell’attività fisica in tre tipologie di tumori: seno, colon-retto e prostata, per i quali sono anche maggiori le evidenze scientifiche.

Nel caso del tumore al seno, oggi sappiamo che l’attività fisica ha un ruolo non solo nella prevenzione primaria. Essa è infatti in grado anche di ridurre la mortalità e il rischio di recidive, oltre a migliorare la tollerabilità dei trattamenti.

«L’attività fisica può migliorare la qualità della vita, incentiva le pazienti ad adottare comportamenti e stili di vita salutari, facilita il miglioramento e il recupero dell’autonomia, favorisce la socializzazione, riduce gli stati ansiosi e depressivi. Sono stati messi in evidenza, tra le altre cose, benefici sulla “cancer-related fatigue”, sulla neuropatia indotta da alcuni chemioterapici, sul deterioramento cognitivo, sulle artralgie indotte da terapie ormonali, sull’osteoporosi» ricorda Di Maio.

Tra le attività aerobiche consigliate rientrano il nuoto, il ballo, la ginnastica dolce, il ciclismo e le diverse tipologie di camminate (fit walking e nordic walking). Utili anche gli esercizi di rinforzo muscolare e di stretching. Alle donne che sono state sottoposte a linfoadenectomia si raccomandano in particolare esercizi leggeri di allungamento muscolare, di mobilità articolare e rinforzo muscolare che permettono di ripristinare in modo graduale la funzionalità del braccio, facilitando il drenaggio linfatico. Se svolti con regolarità permettono di migliorare i movimenti dell’arto e ridurre il gonfiore.

Tumore del colon-retto ed attività fisica

«Nelle persone che hanno ricevuto diagnosi di una neoplasia del colon-retto, l’attività fisica migliora la qualità della vita, la forza muscolare, la depressione, lo stato funzionale e riduce il rischio di recidiva di malattia e di mortalità tumorale specifica e complessiva – segnala l’esperto -. In queste persone, i programmi di esercizio fisico possono contrastare sia i sintomi di malattia che alcuni effetti collaterali dei trattamenti. In particolare, l’attività fisica può migliorare la fatigue, la capacità funzionale, la qualità del sonno, i sintomi e gli effetti collaterali della chemioterapia, insieme alla qualità della vita».

Nel caso del tumore del colon-retto occorre un occhio di riguardo nelle persone con stomia, che non controindica l’attività fisica ma richiede qualche accorgimento. La stomia deve essere protetta (cinture specifiche, indumenti compressivi, biancheria intima a vita alta, ecc) e vanno evitati gli esercizi che creano pressioni all’interno dell’addome, come i classici addominali con flessioni del tronco, mentre possono essere utili quelli di rinforzo dei muscoli profondi (core). Inoltre è bene evitare le attività di contatto o con rischio di scontri e cadute. L’ideale, almeno inizialmente, è essere seguiti da personale specializzato e adeguatamente formato.

L’esercizio nei pazienti con tumore alla prostata

L’attività fisica è una preziosa alleata anche nei pazienti con tumore alla prostata nei quali contribuisce a ridurre i sintomi, a prevenire e ridurre gli effetti collaterali delle terapie e a migliorare il benessere psicologico. «Nel caso dei pazienti sottoposti a intervento chirurgico di prostatectomia, l’attività fisica è importante sia prima dell’intervento allo scopo di migliorare il recupero e gli esiti, sia dopo l’intervento chirurgico, in particolare per il trattamento dell’eventuale incontinenza. L’inattività fisica può peggiorare i fastidi e le sequele del trattamento anche nei pazienti sottoposti a radioterapia» puntualizza Di Maio.

Tenendo presente che spesso i soggetti che sviluppano il tumore alla prostata sono anziani, e quindi più a rischio di una riduzione della massa muscolare e di un aumento della massa grassa, si raccomanda di prevedere esercizi di tonificazione e in grado di aumentare la forza muscolare, migliorare le prestazioni funzionali e ridurre i fattori di rischio per sindrome metabolica, malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2. Inoltre sono consigliati anche gli esercizi per il miglioramento dell’equilibrio, della coordinazione e della flessibilità muscolare e articolare in quanto migliorano la capacità funzionale e riducono il rischio di caduta.

«In caso di presenza di metastasi ossee o di una osteoporosi clinicamente significativa, il programma di esercizi dovrà essere personalizzato per evitare i rischi di una sollecitazione eccessiva sui distretti a rischio. Per i pazienti che hanno subito una prostatectomia si consiglia di includere anche nell’intervento motorio degli esercizi per il pavimento pelvico, al fine di migliorare il controllo sfinterico e favorire il mantenimento di una buona funzionalità sessuale» conclude Di Maio.

Antonella Sparvoli

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