Progetto GerSom per cure e strategie di prevenzione personalizzate

Che cos’è, quali sono gli obiettivi, gli aspetti innovativi e le possibili ricadute di questo importante studio avviato da Alleanza Contro il Cancro, che vedrà anche la collaborazione di Mutagens.

Grazie alla ricerca di base e a quella traslazionale, l’oncologia moderna è sempre più orientata alla personalizzazione delle cure, della prevenzione e degli screening. Le informazioni per poter attuare questa medicina di precisione si trovano in gran parte all’interno del proprio DNA e di quello “alterato” tipico delle cellule tumorali. Ed è proprio questo uno dei motivi che hanno spinto Alleanza Contro il Cancro (ACC) a dare vita all’ambizioso progetto GerSom. Ce ne parlano Ruggero De Maria, presidente di ACC e Pier Giuseppe Pelicci, direttore scientifico di ACC. Salvo Testa, presidente di Mutagens, ci spiega invece quale sarà il ruolo dell’associazione in questa entusiasmante avventura.

Prof. Pier Giuseppe Pelicci

Professor Pelicci che cos’è e quali sono gli obiettivi del progetto GerSom?

Il GerSom è uno studio clinico multicentrico che prevede l’esecuzione, per ciascun paziente, di un test genetico (pannello genico GerSom) per l’analisi simultanea delle alterazioni genetiche presenti nel tumore (mutazioni) e delle varianti genetiche di rischio presenti nel DNA germinale (il DNA della persona). Le prime (mutazioni) sono utilizzate per identificare farmaci efficaci per il trattamento del tumore in quel paziente. Le seconde (varianti germinali di rischio) sono utilizzate per sapere se il tumore di cui è affetto è ereditario, ed eseguire quindi il medesimo test sui familiari, per identificare soggetti sani a rischio di sviluppare un tumore a loro volta. L’obiettivo principale dello studio è quindi di definire il miglior trattamento per il paziente e individuare familiari a rischio di tumore. Gli altri obiettivi sono: l’allestimento di un database azionale delle varianti germinali del rischio; la promozione di studi clinici prospettici per la definizione del rischio negli individui sani portatori di varianti a significato incerto; nonché la condivisione e diffusione di linee guida per la gestione clinica delle varianti germinali (raccomandazioni e programmi di prevenzione).

Gli elementi di innovazione di questo studio sono tre. Innanzitutto l’introduzione di un percorso diagnostico congiunto, al momento della diagnosi, per l’identificazione simultanea dei geni “actionable” nel tumore (per la stratificazione terapeutica) e delle varianti di rischio nella germline (per la mappatura del rischio genetico). Attualmente i due percorsi sono separati, e non applicati a tutti i pazienti. Un altro elemento di innovazione è rappresentato dall’uso di un pannello genico proprietario (pannello GerSom, realizzato da ACC) a costi contenuti (meno di 500 €), eseguibile in tempi brevi (meno di una settimana) e aggiornato (progetto internazionale PanCancer 2019), finalizzato anche alla stratificazione per immunoterapia. Infine un ulteriore elemento di novità è la scelta di avere una gestione moderna della consulenza genetica per pazienti che ricevano un test genomico, una situazione che si verificherà sempre di più in futuro. I temi che sono affrontati sono: la gestione delle varianti del rischio accertate e quelle a significato incerto; il coinvolgimento del paziente (per esempio le modalità di somministrazione del consenso e della consulenza, rendendo adeguate anche modalità non “in presenza”); e la gestione delle problematiche etiche e legali connesse (consulenza genetica, consenso informato, privacy, ecc.).

In che modo i dati genomici aiuteranno a curare meglio il cancro?

L’oncologia sta attraversando un profondo cambiamento basato sull’acquisizione di informazioni meccanicistiche sullo stato di malattia e l’uso conseguente di terapie mirate (terapie personalizzate e di precisione). La misura più diretta della rivoluzione in atto è la recente introduzione di terapie curative per molti tipi di tumori altrimenti fatali. L’uso di terapie personalizzate si basa su un approccio clinico relativamente semplice, che comprende l’identificazione nel tumore di alterazioni genomiche rilevanti (mutazioni) e l’uso di farmaci “contro” le mutazioni identificate. L’esecuzione di un test genomico, quale il GerSom, è quindi il primo passo, e il prerequisito, per l’accesso di ogni paziente alle terapie personalizzate.

Prof. Ruggero de Maria

Professor de Maria ci può spiegare quali saranno le ricadute del progetto GerSom sul piano della prevenzione?

Nello studio abbiamo selezionato pazienti con tumori alla mammella, all’ovaio e al colon-retto (per un totale di 4000) che hanno una probabilità elevata di essersi ammalati per aver ereditario dei geni che predispongono al cancro. Ognuno di noi può ereditare dal padre o dalla madre un assetto genetico che conferisce un elevato rischio di sviluppare il tumore nel corso della vita. Conosciamo più di 170 geni che possono contenere varianti di rischio. Identificare un soggetto portatore di uno dei geni che conferisce rischio di tumore permette di iniziare, per quella persona, un programma di prevenzione personalizzato che permetterà di prevenire o di diagnosticare precocemente i tumori.

Il progetto GerSom, oltre all’esecuzione di un test genetico direttamente sul tumore del paziente, prevede di estendere l’analisi ai familiari, se il test risulta positivo. Attualmente l’esecuzione di un test genetico ai familiari è riservata solo ai casi in cui la familiarità è molto evidente e solo su un numero limitato di geni predisponenti. Ci attendiamo che lo studio GerSom consenta di identificare migliaia di soggetti sani a rischio di sviluppare tumore, permettendo loro di iniziare programmi specifici di prevenzione.

Quali sono i centri coinvolti e i partner strategici di ACC in questo nuovo progetto?

Al progetto, triennale, finanziato dal Ministero della Salute con 6,4 milioni di euro, partecipano 17 dei 27 Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) aderenti ad ACC. I pazienti e i loro familiari saranno attivamente coinvolti nello studio, in termini di loro consapevolezza del significato del test genetico, e condivisione delle successive scelte terapeutiche, per il paziente, o di programmi di prevenzione, per i familiari. Una caratteristica unica del progetto GerSom è il coinvolgimento di Mutagens, una associazione di pazienti dedicata alle problematiche dei soggetti portatori di rischio genetico di sviluppare un tumore.

Salvo Testa
Presidente Associazione Mutagens

Salvo Testa in che modo l’Associazione Mutagens supporterà lo studio Gersom?

Lo farà con diversi strumenti di coinvolgimento delle persone e delle famiglie portatrici di sindromi ereditarie. In primo luogo con un’attività, già avviata sul proprio sito, di divulgazione scientifica sul tema delle sindromi ereditarie, degli organi a rischio tumore, dei protocolli di diagnosi, terapia e prevenzione, della oncogenetica e della medicina di precisione. In secondo luogo con la sensibilizzazione di tale popolazione alla partecipazione agli studi clinici a loro destinati, che talvolta costituiscono anche un’opportunità terapeutica per sperimentare farmaci e protocolli di cura innovativi, nei casi in cui quelli standard si siano rivelati inadeguati al caso specifico. Infine, attraverso una attività di informazione e di interazione sui vari media della Associazione Mutagens (sito www.mutagens.it, social network, gruppo privato di soggetti portatori di sindromi eredo-familiari, newsletter) potremo contribuire al “pre-arruolamento” dei pazienti che dispongano dei criteri di inclusione allo studio GerSom, per indirizzarli agli Irccs oncologici coinvolti nel progetto.

Quali sono i progetti di Mutagens complementari allo studio GerSom?

Finora abbiamo attivato due Team di ricerca complementari allo studio GerSom. Il primo, denominato Progetto Pilota Patient Engagement, coinvolge quattro dei più prestigiosi Irccs della rete di Alleanza Contro il Cancro, ovvero Istituto europeo di oncologia (Ieo), Ospedale San Raffaele di Milano, Istituto clinico Humanitas di Rozzano e Policlinico Gemelli di Roma. L’obiettivo di questo team di lavoro (composto da oltre 20 clinici delle divisioni di Genetica medica, Oncologia mammella, Oncologia ginecologica, Oncologia dell’apparato gastro-intestinale) è mettere insieme il patrimonio di pazienti con mutazioni germinali per analizzare dati e informazioni complementari a quelle previste dal progetto GerSom. Solo a titolo di esempio il loro quadro familiare, l’alimentazione, l’attività fisica e lo stile di vita in generale, in modo da comprendere le correlazioni tra il rischio di malattia e tali aspetti che solo l’osservazione e il coinvolgimento dei pazienti potranno approfondire. Non è escluso che alcune delle risultanze di tale ricerca possano diventare degli “emendamenti” da integrare nello sviluppo dello studio GerSom. Il secondo Team attivato da Mutagens è focalizzato sul tema della Pianificazione della genitorialità nelle coppie con sindromi ereditarie e coinvolge alcuni tra i principali centri PMA e laboratori di genetica della riproduzione in Italia. In tal caso ci si vuole focalizzare sulla definizione di un Percorso ideale (possibilmente un Percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale nazionale) per la presa in carico di questi soggetti a elevato rischio anche nel loro processo di procreazione, a maggior ragione qualora siano previsti interventi chirurgici profilattici su organi della riproduzione (ovaio, utero e mammella). Infine stiamo valutando, con una serie di attori istituzionali, tra cui Alleanza Contro il Cancro e il Ministero della Salute, l’opportunità di dare avvio d un progetto ambizioso di medio termine per lo screening genetico di tutti i soggetti portatori di sindromi ereditarie – a partire dalle due sindromi più diffuse, cioè quella di Lynch e quella del Cancro al seno e all’ovaio (Brca) – con il coinvolgimento dei dipartimenti di screening oncologico delle Regioni italiane e degli stessi medici di medicina generale. Quest’ultima iniziativa, denominata “DISCOV-ERE” (alla scoperta delle sindromi ereditarie) si pone in modo perfettamente complementare rispetto allo studio GerSom (che recluterà solo soggetti con una malattia insorta negli ultimi due anni al massimo), in quanto vuole andare a ritroso nell’intercettare il maggiori numero di persone (malate e sane) finora sfuggite ai testi genetici, e quindi senza la consapevolezza di avere un elevato rischio di tumore, di cui il sistema sanitario si prenderà carico.

© 2022 Fondazione Mutagens ETS. Tutti i diritti riservati.

Leggi altre notizie