Primo trial con vaccino terapeutico e preventivo contro il tumore al seno

Al via negli USA uno studio clinico per valutare l’efficacia della vaccinazione nelle donne con carcinoma mammario triplo negativo a rischio di recidiva. L’auspico è quello di potervi ricorrere in futuro anche per la prevenzione primaria in presenza di sindromi ereditarie che predispongono allo sviluppo di questo tipo di cancro. Il commento di Alleanza Contro il Cancro

Potrebbe aprire la strada a una nuova era il primo studio clinico, appena avviato da ricercatori della Cliveland Clinic negli Stati Uniti, per sperimentare un vaccino contro il tumore al seno. La cautela è d’obbligo, ma le prospettive sono allettanti per questo trial di fase I, disegnato per valutare la massima dose tollerabile di vaccino in pazienti con tumore al seno triplo negativo in fase iniziale e allo stesso tempo caratterizzare e ottimizzare la risposta del sistema immunitario.

Il tumore al seno triplo negativo e il nuovo vaccino

Quello triplo negativo rappresenta circa il 15-20% di tutti tumori mammari e presenta un elevato tasso di recidiva entro i primi cinque anni dalla diagnosi. In genere questo cancro aggressivo insorge prima dei 50 anni ed è più comune nelle donne che presentano varianti patogenetiche a carico del gene BRCA1, oltre che tra le persone afroamericane, che hanno il doppio delle probabilità di svilupparlo.

Il bersaglio del vaccino in sperimentazione è l’alfa-lattoalbumina, una proteina normalmente presente sulla superficie delle cellule mammarie solo durante l’allattamento, ma espressa in quantità elevate nella maggior parte dei carcinomi della mammella triplo negativi.  Il vaccino contiene anche un adiuvante che attiva una risposta immunitaria innata che consente al sistema immunitario di avviare una risposta contro i tumori emergenti per impedire loro di crescere.

La sperimentazione

Il nuovo studio parte dai risultati di una precedente ricerca pre-clinica, pubblicata sulla rivista Nature Medicine, in cui era stata dimostrata la sicurezza e l’efficacia dell’attivazione del sistema immunitario contro la proteina alfa-lattoalbumina nella prevenzione dei tumori mammari nei topi.

Nel nuovo trial clinico saranno coinvolte da 18 a 24 pazienti che hanno completato il trattamento per il carcinoma mammario triplo negativo in fase iniziale negli ultimi tre anni e sono attualmente prive di tumore, ma ad alto rischio di recidiva. Nel corso dello studio, le partecipanti riceveranno tre dosi di vaccino, ciascuna a due settimane di distanza. Si stima che lo studio potrebbe concludersi tra circa un anno. Nel caso in cui i risultati dovessero confermare la validità di questo approccio, l’idea dei ricercatori è quella di avviare un trial successivo su donne sane ma ad alto rischio di sviluppare il cancro al seno che hanno deciso di sottoporsi a mastectomia bilaterale profilattica. Tipicamente, queste donne presentano mutazioni nei geni BRCA1 o BRCA2 e sono quindi a rischio di sviluppare carcinoma mammario triplo negativo o hanno un alto rischio familiare per qualsiasi forma di cancro al seno.

Il commento di Alleanza Contro il Cancro

«Aver individuato una proteina, l’alfa-lattoalbumina, presente sulle cellule di carcinoma mammario e assente sulle cellule mammarie normali (eccetto che nel periodo dell’allattamento) costituisce l’aspetto più interessante di questa ricerca inerente il vaccino contro il carcinoma mammario – osserva Lucia Dal Mastro, coordinatrice del Working Group Mammelldi Alleanza Contro il Cancro e professore associato della Scuola di Specialità in Oncologia Medica presso l’Università degli Studi di Genova nonché direttore della Breast Unit dell’ospedale IRCCS San Martino di Genova -. Per questa sua caratteristica l’alfa-lattoalbumina costituisce un ottimo bersaglio per lo sviluppo di un vaccino che avrebbe la capacità di stimolare le cellule del sistema immunitario solo contro il tumore e non contro il tessuto sano. Solo se questa prima fase darà i risultati previsti si potrà passare alla sperimentazione in donne sane ma a rischio di sviluppare un carcinoma mammario, valutando quindi se è davvero possibile prevenire lo sviluppo del cancro mammario con un vaccino, come oggi accade per alcune malattie infettive».

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