Pembrolizumab per i tumori gastrici associati a instabilità dei microsatelliti

Risultati promettenti per questo anticorpo monoclonale, rispetto alla sola chemioterapia, nei pazienti che hanno un cancro avanzato dello stomaco o della giunzione gastroesofagea associato a un’elevata instabilità microsatellitare

Secondo un recente report pubblicato su JAMA Oncology l’aggiunta dell’anticorpo monoclonale pembrolizumab, con o senza chemioterapia, nel trattamento di pazienti che hanno un cancro avanzato dello stomaco o della giunzione gastroesofagea associato a un’elevata instabilità microsatellitare, può essere più vantaggiosa della sola chemioterapia, indipendentemente dalla linea di terapia in cui è stato ricevuto.

L’instabilità dei microsatelliti è presente in circa il 5-20 per cento dei tumori gastrici, oltre a essere la principale alterazione genetica riscontrata nei tumori del colon-retto ereditari associati alla sindrome di Lynch. I microsatelliti sono brevi sequenze ripetute del DNA presenti normalmente nel genoma umano. A seguito di specifiche mutazioni, i microsatelliti possono variare nel numero di ripetizioni rendendo in tal modo il DNA instabile.

Immunoterapia e instabilità dei microsatelliti

La formazione di instabilità dei microsatelliti è considerata un indicatore di un deficit di funzionalità del sistema di riparazione del DNA e oggi sappiamo che questo mal funzionamento è un fattore predittivo per la risposta alla terapia con l’anticorpo anti PD-1 pembrolizumab in tumori del colon-retto e non solo. In questi casi si è infatti osservata una maggior risposta all’immunoterapia rispetto ai tumori senza difetti nel sistema di riparazione del DNA.

Il dati del nuovo report, che riassumono quanto emerso dallo studio di fase 2 KEYNOTE-059 (pazienti alla terza linea di trattamento od oltre) e dagli studi di fase 3 KEYNOTE-061 (seconda linea di trattamento) e KEYNOTE-062 (prima linea di trattamento), indicano che l’elevata instabilità del microstelliti (MSI-H) può rappresentare un biomarcatore per la terapia con pembrolizumab tra i pazienti con carcinoma gastrico o delle giunzione gastroesofagea metastatico, indipendentemente dalla linea di terapia in cui è stato incorporato nel trattamento.

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