Olaparib: terapia a target BRCA per il tumore al seno in stadio precoce

Al Congresso dell’American Society of Clinical Oncology presentati in sessione plenaria i risultati dello studio OlympiA. Questo Parp inibitore si è rivelato in grado di ridurre rischio di recidiva del 42% per le pazienti ad alto rischio con mutazioni germinali BRCA

Il Parp inibitore olaparib, co-sviluppato da AstraZeneca e MSD, arriva in prima linea, dimostrando la sua efficacia nel setting adiuvante dopo l’intervento chirurgico per il cancro al seno nelle donne con mutazioni germinali nei geni BRCA1 o 2 e tumore HER2-negativo, ad alto rischio. Lo rivela lo studio di fase III OlympiA i cui risultati sono stati appena presentati in sessione plenaria al Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) e pubblicati sul New England Journal of Medicine.

Olaparib: terapia a target BRCA

Almeno il 5% delle 55 mila donne che ricevono ogni anno una diagnosi di tumore della mammella presenta una mutazione BRCA. “In presenza di una mutazione BRCA, il tumore della mammella tende a manifestarsi in una popolazione più giovane rispetto all’età media di diagnosi. Nonostante i progressi della ricerca, il rischio di recidiva, anche in un setting precoce, è molto alto e sono necessari nuovi approcci terapeutici mirati che possano aiutare a tenere a bada la malattia – osserva Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Senologia dell’Istituto tumori Pascale di Napoli e Principal Investigator dello studio OlympiA per l’Italia -. Sulla base dei primi risultati dello studio OlympiA presentati al Congresso ASCO, olaparib ha il potenziale per essere usato in aggiunta a tutti i trattamenti standard iniziali del cancro al seno procurando un addizionale e duraturo beneficio clinico”.

Indicazioni presenti e future

Attualmente olaparib è disponibile in Italia per il trattamento, in presenza della mutazione BRCA, del tumore della mammella triplo negativo metastatico e del carcinoma ovarico avanzato su più linee di trattamento. I dati dello studio aprono quindi nuovi scenari molto importanti. Dalla ricerca è emerso in particolare che nella popolazione complessiva dello studio, costituita da donne che avevano completato il trattamento locale e la chemioterapia neoadiuvante o adiuvante standard, olaparib permette di ridurre il rischio di recidiva di malattia invasiva, di insorgenza di nuovi tumori o morte del 42%. Inoltre, a tre anni, l’85,9% delle pazienti trattate con questo Parp inibitore è ancora in vita e libera da tumore mammario invasivo e da altri tumori contro il 77,1% nel gruppo placebo.

L’importanza dei test genetici

“I risultati dello studio OlympiA rappresentano un potenziale passo avanti per le pazienti con cancro alla mammella precoce e ad alto rischio – osserva Laura Cortesi, Responsabile della Struttura di genetica oncologica presso il Dipartimento di Oncologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e membro del gruppo di lavoro per la stesura delle raccomandazioni per l’implementazione del test BRCA nelle pazienti con carcinoma mammario -. Questi nuovi dati supportano l’importanza del test alla diagnosi per le mutazioni BRCA1/2. I test per le mutazioni BRCA, oltre alla determinazione dello stato del recettore ormonale e dell’espressione della proteina HER2, consentono una migliore presa in carico della paziente e forniscono al contempo un’informazione utile per i suoi familiari”.

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