Lo studio sul vaccino contro il cancro al seno arruola donne ad alto rischio ereditario

La sperimentazione USA, inizialmente pensata solo per le pazienti con carcinoma mammario triplo negativo non metastatico, apre a donne sane con mutazione nei geni di predisposizione BRCA1 o PALB2

Negli Stati Uniti, presso la Clevaland Clinic, è stato avviato nel 2020 il primo trial clinico per un vaccino contro il tumore al seno. La prima fase della sperimentazione ha coinvolto un piccolo gruppo di donne che hanno avuto un carcinoma mammario triplo negativo ad rischio di recidiva con lo scopo di valutare la sicurezza e l’efficacia del vaccino. Ora però i ricercatori hanno deciso di allargare lo studio anche a donne sane, ma ad alto rischio di sviluppare questa forma di tumore al seno per la presenza di alterazioni germinali patogenetiche nei geni di predisposizione BRCA1 o PALB2.  Questa fase successiva dello studio mira a determinare se il vaccino possa davvero prevenire il cancro al seno in donne ad alto rischio a cui non è stata diagnosticata la malattia.

Il vaccino sotto studio

Il bersaglio del vaccino sotto esame l’alfa-lattoalbumina, una proteina normalmente presente sulla superficie delle cellule mammarie solo durante l’allattamento, ma espressa in quantità elevate nella maggior parte dei carcinomi della mammella triplo negativi. Una volta che una donna non è più incinta o in allattamento, la proteina non viene più prodotta. Tuttavia, le donne che sviluppano il cancro al seno, in particolare il triplo negativo, producono anche alfa-lattoalbumina sulle cellule tumorali. Per questa sua caratteristica questa proteina costituisce un ottimo bersaglio. Il vaccino sembrerebbe infatti in grado di stimolare le cellule del sistema immunitario solo contro il tumore e non contro il tessuto sano.

Lo sviluppo del vaccino alfa-lattoalbumina si basa su oltre 10 anni di ricerca. Nel 2010, i ricercatori hanno pubblicato i risultati di uno studio che ne mostrava l’efficacia nel ridurre drasticamente il cancro al seno nei topi, senza causare alcuna infiammazione nel normale tessuto non mammario. Inoltre nel 2016, i test su cellule di cancro al seno umano coltivate in laboratorio, campioni di tumore al seno e tumori al seno nei topi suggerirebbero la sicurezza e l’efficacia del vaccino.

La ricerca in corso

La sperimentazione USA è ancora all’inizio, ma apre la porta a una nuova strategia terapeutica e preventiva per il più insidioso tra i tumori mammari. Nella fase 1a dello studio gli studiosi hanno iniziato a prendere in esame donne con tumore al seno triplo negativo, che hanno completato la terapia standard e non hanno evidenza di recidiva a tre anni dalla diagnosi. La fase 1b, ovvero il gruppo prevenzione, sta reclutando donne sane ad alto rischio di sviluppare il cancro al seno, a causa di una mutazione ereditaria nei geni BRCA1 o PALB2, che stanno pianificando di sottoporsi a una mastectomia profilattica.

Le fasi 1a e 1b testeranno non solo la sicurezza del vaccino, ma anche la sua efficacia nella prevenzione del cancro al seno. Un terzo braccio dello studio, che non sta ancora arruolando partecipanti, testerà il vaccino nelle persone con tumore triplo negativo che sono in trattamento con l’inibitore del checkpoint immunitario pembrolizumab.

Ovviamente serviranno diversi anni per dimostrare l’efficacia di tale preparato nella lotta al tumore mammario triplo negativo, ma l’auspicio è quello di avere finalmente il controllo su questa neoplasia che rappresenta circa il 15-20% di tutti i tumori mammari e presenta un elevato tasso di recidiva entro i primi cinque anni dalla diagnosi.

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