L’aspirina riduce il rischio di tumore ovarico

La presenza di una suscettibilità genetica alla malattia non influisce sugli effetti protettivi del farmaco nei confronti del cancro dell’ovaio

L’uso quotidiano, o quasi, dell’aspirina può ridurre il rischio di sviluppare il cancro dell’ovaio del 13%, senza particolari differenze tra i diversi sottotipi di cancro. Ora un’analisi di 8 studi caso-controllo dell’Ovarian Cancer Association Consortium, pubblicata su JAMA Network Open, aggiunge un nuovo tassello a quanto già si sapeva. Gli studiosi hanno cercato di capire se la suscettibilità genetica al tumore ovarico non mucinoso (che comprende il carcinoma ovarico sieroso di altro grado ed endometriode) “misurata” attraverso il punteggio di rischio poligenico potesse modificare il ruolo protettivo dell’aspirina. Ebbene i dati raccolti suggeriscono che la suscettibilità genetica al cancro ovarico, basata su varianti genetiche comuni attualmente identificate, non sembra modificare l’associazione protettiva tra uso frequente di aspirina e rischio di cancro ovarico. 

Chemioprevenzione con aspirina

Quello dell’ovaio è uno dei tumori più insidiosi e temuti, complice la diagnosi quasi sempre tardiva e la bassa sopravvivenza, sebbene negli ultimi anni si siano aperte nuove promettenti strade. Proprio per questi motivi, individuare possibili strategie preventive risulta particolarmente importante. Gli studi condotti finora hanno evidenziato che l’uso frequente di aspirina (tutti i giorni, o quasi, per almeno sei mesi) può ridurre il rischio di ammalarsi del 13%. Sebbene questo dato sia promettente in termini di farmacoprevenzione, l’uso dell’aspirina ha anche dei risvolti negativi per via degli effetti collaterali associati a questo farmaco, come l’ulcera gastrica e il maggior rischio di ictus emorragico, motivo per cui è importante identificare le persone più ad alto rischio di cancro ovarico che potrebbero trarre un maggiore beneficio dal suo uso frequente. Motivo per cui gli autori dello studio, guidati da Lauren Hurwitz della Divisione di epidemiologia e genetica del cancro presso il National Cancer Institute di Rockville, hanno utilizzato il punteggio poligenico per determinare se gli effetti protettivi dell’uso quotidiano o quasi giornaliero di aspirina per 6 mesi o più potessero essere modificati dalla genetica.

Il ruolo della genetica

Il punteggio di rischio poligenico è un parametro espressione della probabilità di una persona di avere o sviluppare una particolare condizione medica legata alla sua costituzione genetica. In genere viene calcolato valutando le informazioni su più marcatori genetici e varianti. Gli autori della nuova analisi hanno utilizzato un punteggio poligenico sviluppato in precedenza, tenendo in considerazione 22 varianti genetiche e messo a punto per il carcinoma ovarico epiteliale non mucinoso, motivo per cui solo queste pazienti sono state incluse nell’analisi.

I ricercatori hanno esaminato i dati genetici e quelli sull’uso frequente di aspirina tra 4476 pazienti con carcinoma ovarico non mucinoso (età media 57 anni) e 6659 partecipanti di controllo (età media 58 anni). Nel complesso, 575 pazienti (13%) e 1030 controlli (15%) hanno riportato un uso frequente di aspirina.

«Abbiamo osservato associazioni protettive coerenti tra l’uso frequente di aspirina e il cancro ovarico non mucinoso attraverso gli strati di suscettibilità genetica al cancro ovarico – scrivono i ricercatori -. Questo lavoro espande le evidenze per suggerire che programmi di chemioprevenzione potrebbero essere indirizzati alle persone a più alto rischio di cancro ovarico».

La questione BRCA

Come ben noto, variante patogene nei geni BRCA1 e BRCA2 aumentano il risccio di sviluppare il cancro dell’ovaio, tuttavia la nuova analisi non ne ha testato lo specifico ruolo.

«Il nostro studio non ha affrontato se l’uso di aspirina sia associato a un ridotto rischio di cancro ovarico tra le donne BRCA mutate o portatrici di altre varianti patogene in geni suscettibilità. Quindi i nostri risultati non dovrebbero essere usati per informare le discussioni sull’uso di aspirina per questi specifici gruppi di pazienti ad alto rischio – ha puntualizzato Hurwitz – Le donne con una maggiore suscettibilità genetica al cancro ovarico sulla base di queste varianti di rischio comuni dovrebbero discutere con il proprio medico i benefici e i danni associati dell’assunzione dell’aspirina per la prevenzione della malattia».

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