“Farmaci agnostici” nella lotta contro il cancro

Colpiscono in maniera selettiva le mutazioni genetiche, ma per usarli in modo appropriato servono team multidisciplinari in grado di interpretare i risultati dei test genomici. Lo hanno sottolineato gli esperti intervenuti al recente congresso dell’Aiom, dove è stato presentato un sondaggio tra gli oncologi

È ormai da un po’ di tempo che si parla di farmaci agnostici e sempre più se ne parlerà in futuro. Queste molecole hanno un ruolo fondamentale nell’oncologia di precisione in quanto colpiscono in maniera selettiva alcune mutazioni genetiche, indipendentemente dall’organo interessato dalla malattia. Per ben otto oncologi su dieci possono costituire il fulcro della moderna lotta contro il cancro. Per utilizzarli in modo mirato è però indispensabile che i pazienti possano accedere ai test genetici e che poi questi vengano interpretati da team mutidisciplinari, i cosiddetti Molecular Tumor Board. Per quanto riguarda l’accessibilità ai test la maggioranza degli specialisti ha a disposizione un laboratorio di biologia molecolare o anatomia patologica per l’esecuzione degli esami (46,4 per cento nell’ospedale in cui lavora e 42,2 per cento in un centro di riferimento limitrofo), mentre solo il 13 per cento può contare sulla presenza di questi team multidisciplinari nella propria struttura, indispensabili per supportare il clinico nell’interpretazione dei test molecolari e per scegliere la terapia migliore. Sono questi alcuni dei dati emersi da un sondaggio condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e presentato al recente congresso virtuale.

L’utilizzo dei test agnostici

L’indagine condotta dall’Aiom, parte di una campagna nazionale promossa dalla società scientifica con il sostegno non condizionato di Bayer, ha portato alla luce altri dati interessanti come illustrato da Antonio Russo, membro del Consiglio direttivo nazionale di Aiom e ordinario di Oncologia medica, Dichirons, all’Università degli Studi di Palermo. “Il 59,6 per cento degli oncologi ha usato un test agnostico nella pratica clinica, in particolare per i tumori dell’apparato gastroenterico (58,8 per centi) e del polmone (57,8 per cento). Seguono sarcomi (20,6 per cento), tumori urologici (11,8 per cento), ginecologici (18,6 per cento), mammari (16,7 per cento) e del distretto cervico-facciale (5,9 per cento). Oltre 4 specialisti su 5 (82,5 per cento) ritengono che il principale vantaggio di un farmaco agnostico sia la specifica associazione con una particolare mutazione molecolare e le tecniche di sequenziamento genico di nuova generazione (Next Generation Sequencing) sono considerate di gran lunga le più adatte per l’esecuzione di un test agnostico (88,6 per cento)”.

L’importanza dei Molecular Tumor Board per l’interpretazione

“L’accesso dei pazienti alle terapie agnostiche inizia con l’esecuzione di un test di profilazione genomica, prosegue con l’interpretazione dei dati per arrivare alla scelta terapeutica – spiega Giordano Beretta, presidente nazionale Aiom e responsabile Oncologia medica Humanitas Gavazzeni di Bergamo -. Un elemento centrale di questo modello organizzativo è rappresentato appunto dai Molecular Tumor Board”.
In pratica i Molecular Tumor Board sono formati da esperti con varie competenze tra cui oncologi, genetisti, patologi molecolari, radiologi e bioinformatici e hanno il compito di interpretare il profilo genomico di un tumore e quindi indirizzare verso la terapia più adatta nel singolo caso. “In Italia per ora sono operativi solo una decina di questi team multidisciplinari. È dunque importante che vengano implementati e inclusi all’interno delle Reti oncologiche regionali, per consentire il completo sviluppo dell’oncologia di precisione” segnala Beretta.

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