Aspetti inusuali dei tumori ereditari

Un approccio su più livelli è fondamentale per individuare il maggior numero di pazienti con sindromi ereditarie di predisposizione al cancro, in particolare nei centri sprovvisti di servizi di consulenza genetica

A volte l’identificazione di sindromi ereditarie di predisposizione al cancro può risultare più complesso a causa di aspetti rari ed inusuali, come la presenza di neoplasie che non fanno parte dello spettro classico della sindrome. In questi casi tutti gli approcci, clinico, patologico, immunoistochimico e molecolare, devono essere tenuti in considerazione per individuare il maggior numero di pazienti affetti da tali patologie, a maggior ragione in quei centri, spesso periferici, nei quali non sono presenti servizi di consulenza genetica. Lo hanno sottolineato gli esperti intervenuti a Verona a un recente Convegno su “Tumori rari, con aspetti inusuali e…ereditari. Prospettive, metodologie e management clinico”, organizzato da AIFET (Associazione italiana familiarità ed ereditarietà dei tumori). Approfondiamo l’argomento con Andrea Remo, uno dei responsabili scientifici del congresso nonché anatomopatologo presso l’Azienda ULSS9 Scaligera, Università di Verona.

Andrea Remo

Aspetti “atipici” nelle sindromi ereditarie

Ad oggi sono state identificate diverse sindromi eredo-familiari che si associano a vari tipi di tumori. La più comune è la sindrome di Lynch, che predispone innanzitutto al tumore del colon-retto, ma può aumentare anche il rischio di sviluppare altre neoplasie, tra cui quelle di endometrio, ovaio e stomaco. La condizione ereditaria più nota è invece rappresentata dalla sindrome del cancro della mammella e dell’ovaio, legata alla mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, che predispone, oltre che allo sviluppo di tumori del seno e dell’ovaio, a neoplasie della prostata e del pancreas. Esistono poi altre sindromi meno comuni come, per esempio, la poliposi adenomatosa familiare e il melanoma familiare. «Il legame tra queste sindromi e alcune tipologie di tumori è oggi ben assodato. Tuttavia in alcuni casi è possibile rilevare delle associazioni con tumori che non fanno parte dello spettro classico della sindrome – segnala Remo -. Per esempio ci sono casi in cui si intercettano lesioni intestinali in pazienti con mutazioni BRCA oppure tumori al pancreas in soggetti con poliposi adenomatosa familiare. Non sappiamo se l’associazione con questi tumori “atipici” sia casuale o se sussista davvero un legame con la sindrome, ma ciò non toglie l’importanza di considerare anche questi aspetti inusuali».

Approccio molecolare e consulenza genetica

La presenza di aspetti rari e inusuali nello spettro delle sindromi ereditarie ha aperto nuovi interrogativi come fa notare Remo. «Ci siamo innanzitutto posti il problema di quale possa essere il metodo migliore per identificare questi casi rari, o meglio di tumori potenzialmente frequenti, ma rari nelle sindromi. Meglio passare attraverso l’iter classico della consulenza genetica o partire dai test genetici con pannelli multigenici? Ebbene, per ora, siamo giunti alla conclusione si tratta di due approcci che hanno l’uno bisogno dell’altro. Nelle forme inusuali di sindromi ereditarie avere uno stesso tumore, raro nella sindrome, ma frequente nella famiglia, deve far nascere il sospetto. E lo stesso vale se durante il sequenziamento si trova un gene raro, comune in altri tumori, ma che è presente in una neoplasia non frequente in quella sindrome».

In altre parole se si parte da una storia familiare suggestiva per una sindrome ereditaria, il sospetto va confermato con i test genetici molecolari. Se invece si parte dal dato molecolare, occorre sapere se quelle caratteristiche genetiche nella famiglia producono spesso quel tumore attraverso la consulenza con un genetista.

Sinergie

La consulenza genetica e la biologia molecolare neoplastica vanno dunque “a braccetto”, a maggior ragione quando si ha a che fare con aspetti inusuali delle sindromi ereditarie. «In genere gli ospedali che hanno un servizio di genetica tendono a partire dalla consulenza genetica, mentre quelli che non hanno la consulenza genetica o dove è definito uno screening universale, come nel caso della sindrome la Lynch, si parte dall’analisi molecolare» osserva Remo.

Gli indicatori per la Rete oncogenetica

Il convegno di Verona ha rappresentato l’occasione anche per fare il punto sulla Rete dei Centri con “attitudine all’ereditarietà” di oncogenetica, alla quale per ora hanno aderito circa 25 strutture che hanno percorsi per le sindromi ereditarie di predisposizione ai tumori. «Abbiamo sviluppato degli indicatori che permetteranno di testare l’attitudine dell’ereditarietà negli ospedali, sul modello dei bollini rosa per i Centri che offrono servizi dedicati a prevenzione, diagnosi e cura delle principali patologie femminili e quelli blu per le strutture che garantiscono un approccio multidisciplinare per il tumore alla prostata – spiega Remo -. Per ora questo progetto pilota è orientato verso le sindromi ereditarie più comuni (BRCA, Lynch, melanoma ereditario e poliposi adenomatosa familiare). Gli indicatori che abbiamo definito sono una cinquantina e riguardano diversi aspetti: dalla presenza di servizi per la consulenza genetica interni o esterni ai centri all’esistenza di eventuali percorsi diagnostico-terapeutici per l’ereditarietà o la presenza di esenzioni per procedure diagnostiche o di chirurgia profilattica. L’obiettivo è promuovere negli ospedali piccoli il primo riconoscimento dell’ereditarietà, a prescindere che ci siano o meno percorsi interni di presa in carico, e quindi fare in modo che siano riconosciuti più casi possibile» conclude Remo.

Antonella Sparvoli

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